La Cascata delle Marmore set del “mito”
tra le comparse politici e commercianti

La Cascata delle Marmore set del “mito” tra le comparse politici e commercianti
di Antonio De Angelis
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Venerdì 4 Giugno 2021, 08:48

TERNI La Cascata delle Marmore, il salto d’acqua che il fiume Velino disegna con “mostruosa bellezza”, come è stato descritto dal poeta inglese Lord Byron, è stata la location prescelta da più registi cinematografici per ambientarvi alcuni dei film mitologici più importanti dagli anni’60 ad oggi. La Cascata delle Marmore è insomma il “set del mito”. Il primo film del genere “peplum” che è stato girato alla Cascate di cui si hanno tracce è “La Vendetta di Ercole” che risale al 1960. “La vendetta di Ercole” è diretto da Vittorio Cottafavi e nel suo cast figurano Mark Forest, Broderick Crawford, Gaby Andrè, Federica Ranchi, Wandisa Guida e Pietro Pastore, l’ex centravanti di Roma, Lazio e Juventus negli anni Trenta che è stato anche il protagonista di un altro film realizzato a Terni, “Acciaio” di Walter Ruttman. E’ la storia di un inganno che viene ordito ai danni di Ercole da parte del suo rivale Eurito che trama per avvelenare suo figlio Illo. Ercole sventa la trama e fa partire la sua tremenda vendetta. Dopo questo esordio è con il film “Oro per i Cesari” del 1963 che la città inizia a partecipare alla epopea dei “peplum” alla Cascata. Questo film viene girato dal regista ungherese Andrè de Toth con un cast spettacolare che comprendeva Miss Francia, la splendida Mylene Demongeot, ma anche Giulio Bosetti, Massimo Girotti, Jeffrey Hunter ed Ettore Manni. 
La storia propone una sorta di “lotta di classe” ante – litteram” all’epoca dell’Impero Romano tra lo schiavo Lacer, esperto costruttore e geologo, che durante una campagna di guerra nel territorio dei Celti, sfrutta la morte del proconsole romano di Spagna Massimo, per soffiargli l’amante Penelope, fuggire e rifarsi una vita insieme a lei. Così il poeta calzolaio “Florio”, Zenobio Piastrella, ha rievocato nel suo laboratorio in Vico Catina negli anni ’90 il “back stage” della pellicola. “Il film si girò in due set, in parte alla Cascata e in parte a Triponzo una frazione nei pressi di Scheggino – era la ricostruzione di Florio – L’avvenente attrice francese Mylene Demongeot – proseguiva il poeta/calzolaio ternano, anche lui comparsa – doveva camminare sopra una serie di cadaveri, tutte comparse ternane, con un gonnellino inesistente.
La scena venne girata più volte, tra gli improperi del regista, perché i cadaveri, vedendosi passare sopra la testa tanto ben di Dio, si rianimavano improvvisamente e aprivano gli occhi per apprezzare le intimità dell’attrice transalpina. C’erano molti orologi al polso degli attori“ e tra le comparse ternane, c’erano Enrico Malizia (poi vice Presidente della Giunta Regionale), il futuro sindaco di Terni Mario Todini, Carlo Garnero, che diventerà un commerciante nell’abbigliamento cittadino, i fratelli Mario e Franco Picchiami, Giancarlo Spirini che diventerà un manager dello spettacolo, e la dottoressa Nicoletta Baiocco, comparse che furono selezionate tutte nel piazzale della Chiesa di Sant’Antonio dalla produzione” concludeva il suo ricordo “Florio”. 
Tra i ragazzi ternani muove i primi passi anche uno che poi diventerà un attore professionista: si tratta di Augusto Pesarini, che partendo da Terni arriverà a conquistare la fama a Cinecittà. Pesarini infatti, sfruttando un rapporto di complicità con l’attore cubano Thomas Milian, girerà tre film importanti a Roma a Cinecittà come “The bounty killer” nel 1966 di Eugenio Martin con Thomas Milian protagonista, il western “Django sfida Sartana” di Pasquale Squitieri, (il marito di Claudia Cardinale), nel 1970 e “Il ritorno di Clint il solitario” di Alfonso Balcazar nel 1972 prima di perire nello stesso anno in tragiche circostanze in Spagna. 
I FRATELLI MACISTE 
Nel 1964 la Cascata torna grande protagonista dei “peplum” con il film “Gli invincibili fratelli Maciste” del regista Roberto Mauri, e lo fa in grande stile, aprendo addirittura la pellicola con una lunga panoramica che ne esalta la bellezza. 
I titoli di testa del film, che annovera nel cast Ursula Davis, Franco Visconti, Ruth Von Agen e Noelle Dumas, scorrono infatti per oltre due minuti d’inquadratura sulla Cascata, con un movimento di macchina che valorizza la maestosità del luogo. Anche se lo fa dentro un anacronismo, perché, come rileva il sito “bloopers”, che indaga sugli errori della settima arte, l’aspetto attuale della Cascata risale ai lavori che furono fatti nel 1787, mentre la storia si dipana all’epoca dell’impero romano. Quindi nell’epoca e nei luoghi in cui il film è ambientato la Cascata era molto diversa da come è oggi. 
La Cascate delle Marmore sono state quindi il “set del mito” con questi tre film, esprimendo una attitudine che è stata sviluppata dai registi di un genere che è passato alla storia del cinema. 

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