Terni, la sfida di Christian al Coronavirus: «Io, disabile ma con la mia casa "robotica" autonomo anche in quarantena»

Terni, la sfida di Christian al Coronavirus: «Io, disabile ma con la mia casa "robotica" autonomo anche in quarantena»
di Nicoletta Gigli
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Martedì 11 Gennaio 2022, 08:05 - Ultimo aggiornamento: 08:15

TERNI - “La mia battaglia per il diritto di restare a casa mia nonostante fossi positivo al covid è andata a buon fine. Più che per me è una vittoria per chi domani potrebbe trovarsi nelle mie stesse condizioni senza gli strumenti per farsi ascoltare”.

Christian Lauri, 48 anni, tetraplegico dopo un incidente stradale nel 1994, ha appena lasciato la struttura Le Grazie, che ospita pazienti covid. E’ tornato nella sua casa “automatica” di Narni, che Christian si è costruito pezzo dopo pezzo negli anni per poter vivere in autonomia. L’unico aiuto di cui ha bisogno è quello degli operatori di una cooperativa, presenti 5 ore al giorno.

Eppure la sua casa il 29 dicembre l’ha dovuta lasciare perché il tampone è risultato positivo.

“Lei - si è sentito dire - ha bisogno di assistenza per molte attività della vita quotidiana e non possiamo garantirle l’assistenza domiciliare.

Finché non torna negativo la portiamo in una struttura. La prassi è questa”.

Christian, che ha “attrezzato” la propria vita in piena autonomia e che ha un multivan con cui può viaggiare da solo, prova a trattare ma invano. “Quando sono arrivato al centro Le Grazie sono stato messo su un letto a manovella e sono rimasto lì fino a ieri. Il bagno non è accessibile alle persone con disabilità e in camera non c’è la tv e neppure il wifi. Una situazione a dir poco complicata - dice Christian - e questo nonostante la grande professionalità, disponibilità e umanità dello staff infermieristico e degli operatori sanitari che non finirò mai di ringraziare”.

La determinazione di Christian e di Andrea Tonucci, vice presidente di Fish Umbria, è stata la chiave di volta per far tornare il 48enne narnese a casa nonostante il covid.

“Abbiamo avuto un incontro con le assistenti sociali del Comune di Narni, con cui affronteremo le questioni legate alla vita dipendente in generale, e con i responsabili della cooperativa - dice Tonucci - che ha consentito di interrompere la permanenza di Christian nella struttura”.

La situazione si è sbloccata perché lui ha fatto presente al case manager che era necessario trovare un accomodamento ragionevole, come prevede la legge dello stato in recepimento della convenzione Onu.

L’accomodamento ragionevole era prevedere la fornitura di una prestazione assistenziale adeguata alle esigenze di Christian. “Queste modalità vanno previste e definite - dice Tonucci - noi come associazione ci siamo messi a disposizione delle istituzioni per prevedere le situazioni e invece dobbiamo sempre trovarci nel problema per poter reagire. E una vicenda che si risolve bene diventa ogni volta la possibilità di affrontare un problema sperando che non accada ad altri”.  

Da ieri Christian è tornato nella sua casa e aspetta che il virus lo lasci in pace per tornare alla vita di sempre, in totale autonomia. Quella che si è costruito dopo che la morte di sua mamma. Quando, rimasto solo, col rischio di finire in un centro, si è dovuto inventare la sia autonomia che gli ha permesso di vivere una vita felice. Inventando ausili per spostare il suo corpo, vestirsi, prepararsi il pranzo, andare a prendere un aperitivo o partire in auto per una vacanza.

 “Ho dovuto trovarla la mia autonomia anche in base alle ore di assistenza che non mi davano - dice Christian. Ogni giorno sfidando gli eventi con grande coraggio e con la capacità dei giocolieri del circo. Ad esempio so che se si rompe il dispositivo elettronico del sollevatore rischio di morire e allora mi sono inventato un discensore che, in caso di guasti, mi permette di tornare in seduta. Negli anni ho adattato tutti quello che potevo ma ora forse avrò bisogno di più ore di assistenza domiciliare”.

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