Bacia sulla bocca una ragazzina, l'accordo: «Due anni per l'amico dei genitori»

Bacia sulla bocca una ragazzina, l'accordo: «Due anni per l'amico dei genitori»
di Egle Priolo
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Mercoledì 1 Febbraio 2023, 10:18

PERUGIA - Una pena di due anni per aver baciato contro la sua volontà una ragazzina di 13 anni. È l'accordo che un 65enne di Todi ha raggiunto con la procura di Spoleto che lo accusa di violenza sessuale per quel bacio rubato a chi era poco più di una bambina. A decidere sarà il giudice nella prossima udienza del 9 maggio, ma con il patteggiamento subordinato a un percorso terapeutico, come previsto con l'introduzione del codice rosso per questo tipo di reati.

È andata così, ieri, l'udienza a carico del 65enne, un imprenditore, accusato dalla giovane e dal sostituto procuratore Federica Filippi perché nell'aprile del 2021 «con violenza consistita anche nella repentinità dell'azione» ha costretto l'allora tredicenne «a subire atti sessuali». In particolare, secondo quanto si legge nel capo di imputazione «dopo averla afferrata per le spalle ed abbassato la mascherina chirurgica la baciava sulla bocca, raccomandandosi di non dire nulla a nessuna». Un'accusa pesante, pure aggravata dall'aver commesso il fatto nei confronti di una persona all'epoca nemmeno quattordicenne.
L'uomo, assistito dall'avvocato Antonino Ruggiano, ieri ha riproposto istanza di patteggiamento, dopo l'accordo raggiunto con il pubblico ministero, su cui appunto deciderà il tribunale, considerando l'impegno e l'obbligo di seguire un percorso di recupero. L'imputato non era presente in aula, come la giovane vittima, che invece ha dovuto anche sostenere lo stress dell'incidente probatorio in cui ha raccontato la violenza subita. Il peso di quel bacio, la violazione del suo corpo, l'ansia di quel segreto che l'ha fatta sentire anche più sporca, amplificati dal suo essere davvero poco più di una bambina. Violata da una persona conosciuta, di cui si fidava. Come se ne fidavano, senza mai aver avuto ragioni del contrario, i suoi stessi genitori che hanno accolto la sua confidenza impaurita davvero come un fulmine a ciel sereno. Con quel peso sullo stomaco, però, tolto solo dopo che un'insegnante della ragazzina – all'epoca di terza media – aveva colto il suo disagio a scuola: appartata con un'amica, a piangere, lontane da tutti, l'ha convinta a liberarsi dai suoi mostri. «Racconta alla professoressa quello che ti è successo, dai», l'invito dalla compagna del cuore. La professoressa allora ha scoperto del bacio e ha informato il preside, che ha subito allertato i genitori. Sconvolti. Non solo per la telefonata, la convocazione e la scoperta. Ma per il rapporto di fiducia e conoscenza antica che li legava al 65enne, con la famiglia cliente affezionata del suo negozio.
Tanto che – secondo la denuncia che il padre della vittima ha fatto ai carabinieri – quando l'uomo l'ha invitata ad andare nel magazzino, in un vicolo fuori dal locale, per vedere un vecchio oggetto appartenuto alla figlia, la ragazzina non ci ha trovato niente di strano o pericoloso. Quell'uomo lo conosceva quasi da una vita intera. E invece lui ha approfittato della situazione: lontani da tutti, l'abuso e poi quella richiesta di silenzio, ad approfittare sempre di più della loro conoscenza. L'uomo, che ha chiesto di essere interrogato in fase di indagini, ha detto che la ragazzina si fosse girata di scatto e che quindi il bacio fosse stato solo un «gesto involontario» e durato solo «qualche frazione di secondo». Versione negata dalla «bambina» (come l'ha definita la professoressa) che ha ribadito l'abbassamento della mascherina e l'invito al segreto.
«Prendiamo atto della richiesta di patteggiamento avanzata dall’imputato – ha quindi commentato ieri all'uscita del tribunale Marco Brusco, l'avvocato della famiglia -.

Purtroppo il danno psicologico subito dalla minore difficilmente troverà concreto ristoro, atteso che il trauma non è stato ancora superato e che, verosimilmente, la minore dovrà conviverci ancora per parecchi anni. Fra l’altro la tenera età della vittima all’epoca dei fatti (appena 13 anni) rende tutto più complicato. C’è da augurarsi, tuttavia, che il percorso terapeutico che l’imputato dovrà effettuare per ottenere il patteggiamento, faccia realmente comprendere al predetto il disvalore della condotta posta in essere, nella speranza che simili azioni non abbiano a ripetersi».

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