Al forno crematorio di Perugia degrado e sporcizia

L'ingresso del forno crematorio di Perugia
di Cristiana Mapelli
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Martedì 22 Agosto 2023, 17:52

«Ciò che ci siamo trovati di fronte è indegno ed indecente. Irrispettoso delle salme e nei confronti di chi le accompagna nell’ultimo saluto». La denuncia è quella fatta dai famigliari di chi è stato cremato al forno crematorio del cimitero monumentale di Perugia. Carla Alma Siciliotti racconta la sua esperienza quando, tre settimane fa, è mancata la madre. «Una morte nell'ordine delle cose, in età avanzatissima – ha spiegato - . Un sollievo per lei che non meritava un'agonia così lunga. Ciò che non è nell'ordine delle cose è quello che abbiamo vissuto, mia sorella ed io, al momento della cremazione come per sua espressa volontà».

DEGRADO

Quando il degrado segna le ore del dolore. Il benvenuto al forno crematorio è dato da secchi accatastati, una scopa e una maglietta appese. Poi c’è la Sala del Commiato, che ospita i feretri per un ultimo saluto da parte dei parenti prima della cremazione. Quel che si aspetta è un luogo sobrio, un posto dove potersi raccogliere con dignità nel dolore del distacco da una persona defunta. 

Ma a Perugia è tutta un’altra cosa. 

Una stanza sporca e polverosa e le porte devono rimanere necessariamente aperte perché è inesistente un impianto di condizionamento dell’aria. Una situazione al limite se pensiamo al periodo estivo. Qui sette feretri sono accostati l'uno all'altro senza neanche una pietosa tendina divisoria a mantenere un po' di decoro, delle sedie da ufficio accatastate da un lato. In un angolo della stanza, in un secchio, sono radunati a marcire mucchi di fiori appassiti. 

«Ma la situazione di degrado maggiore – continua il racconto minuzioso - è quella nella sala accanto, dove stazionano accatastati i feretri riesumati che emanano un naturale, orribile, percolante fetore».

Sembra quasi la scena di un film dell’orrore. Dalle bare ammucchiate cade anche del liquido e per assorbirlo è stata sparsa della segatura. 

LA BEFFA

E poi c’è la sala che dovrebbe accogliere i congiunti: qui si trova un divanetto datato e tutto strappato, quattro poltroncine lerce alternate a sedie da ufficio. Le ragnatele pendono dovunque, negli angoli ci sono insetti morti ammucchiati, i vetri sono lattiginosi dallo sporco accumulato. Nell’angolo un monopattino elettrico lasciato in ricarica. A prendersi beffa del cittadino due scatole dove poter inserire “suggerimenti” o “reclami”. 

«Il tragicomico si raggiunge quando l'addetto del cimitero accende lo schermo per farci presenziare all'ingresso del feretro nel forno crematorio. Non è ben sintonizzato e la parte centrale dello schermo è occupata da un'informazione di servizio». 

«L'immagine che conservo è quella dell'incrocio fra un mattatoio e un magazzino merci. Spero che possa cambiare qualcosa affinché altri figli, amici, genitori non debbano vivere in futuro niente di simile. Perché non c'è nulla che giustifichi un tale degrado, una tale indifferenza, un tale cinismo». Perché citando Foscolo ne I Sepolcri, “una società che non conserva il culto dei morti fra i suoi valori spirituali più preziosi, non merita di sopravvivere” 

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