Corciano, addetto alle pulizie cade da cinque metri e muore: a processo il datore di lavoro

Il tribunale di via XIV Settembre
di Enzo Beretta
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 13 Settembre 2023, 15:00

Rinviato a giudizio il datore di lavoro di Roberto Raspati, l’operaio morto il 16 gennaio scorso mentre puliva i vetri di un condominio nel quartiere Girasole di Corciano: il 57enne, originario di Monte Lago, dipendente dell’impresa di pulizie, è precipitato dal secondo piano da un’altezza di cinque metri.

Il rinvio a giudizio porta la firma del giudice per l’udienza preliminare Natalia Giubilei: per il 32enne assisano il processo si aprirà il 17 luglio davanti al tribunale monocratico di Perugia. Il pubblico ministero Franco Bettini contesta all’imputato, «legale rappresentante e datore di lavoro della ditta», di aver «cagionato per colpa consistita in negligenza e nella violazione di alcune normative, il decesso del dipendente, addetto alla pulizia di vetri presso uno stabile in ristrutturazione in via Settembrini, avvenuto a seguito della precipitazione a terra di Raspati da un’altezza di circa cinque metri».

Nella ricostruzione accusatoria l’imputato, difeso dall’avvocato Michele Nannarone, viene ritenuto responsabile di «non aver previsto, nel documento di valutazione dei rischi datato 2 novembre 2021, una procedura specifica e appropriata da adottare, da parte dei lavoratori addetti, per porre in essere le operazioni di pulizia». Ma anche «nel non prevedere e comunque nel non comunicare al lavoratore, in specifico, procedure o istruzioni per eseguire in sicurezza la pulizia dei vetri in generale e, in specifico, in relazione a operazioni nel corso delle quali non fosse possibile lo smontaggio dei vetri e, quindi, la pulizia dei vetri esterni dall’interno del vano scala».

Il 32enne  - è l’accusa - «non ha previsto e comunque non ha comunicato ai lavoratori uno specifico divieto di pulizia dei vetri in situazioni come quella».

Le «mancanze» e le «omissioni» del datore di lavoro - ricostruisce il pubblico ministero - «determinavano la condotta  posta in essere da Raspati, destinato alla pulizia di un vetro in finestra non smontabile e quindi non pulibile dall’interno del vano scala, che saliva sulla scala posizionata sul pianerottolo dinanzi alla finestra da pulire, vi saliva per accedere all’apertura della finestra posta superiormente e, affacciandosi a quest’ultima per accedere alla facciata esterna della finestra da pulire, perdeva l’equilibrio dal bordo della finestra e precipitava al suolo, caduta a seguito della quale decedeva».

Tra le fonti di prova elencate nella richiesta di rinvio a giudizio si possono leggere le indagini della polizia giudiziaria, la documentazione in atti, le sommarie informazioni, la consulenza medico legale e i verbali di interrogatorio reso dall’indagato. La moglie, il figlio e il fratello della vittima, parte civile nel procedimento, sono assistite dagli avvocati Claudio Arcaleni e Massimo Rossini.

© RIPRODUZIONE RISERVATA