“La scelta”, una serie tv sulla vita del collonnello (eroe) Mansi, ha tenuto incollati allo schermo milioni di egiziani durante il Ramadan

“La scelta”, una serie tv sulla vita del collonnello (eroe) Mansi, ha tenuto incollati allo schermo milioni di egiziani durante il Ramadan
di Alix Amer
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Domenica 24 Maggio 2020, 22:43 - Ultimo aggiornamento: 22:54

«La scelta», è stata una delle serie tv più seguite in Egitto durante questo Ramadan. Il Paese intero è rimasto incollato allo schermo fino all’ultima puntata. Il motivo è chiaro: si basa sulla storia vera di Ahmed Sabre Mansi, comandante della 103a brigata, martirizzata durante una imboscata da gruppi terroristici nella città di Rafah, Sinai, nel 2017. Dal primo episodio in poi, il pubblico ha applaudito il personaggio principale, Amir Karara, per aver interpretato fedelmente il ruolo del colonnello. La serie accende un faro sulla vita personale della “leggenda” (così è soprannominato questo eroe), di cui le persone non conoscevano molto.
 

 


Soprannominato “Mansy El Ostoura” che significa appunto “Mansy la leggenda”, era il comandante del battaglione egiziano Sa’ka Forces (Forze speciali) 103. Al suo popolo ha dato molto durante tutta la sua carriera, per questo è considerato un eroe tra gli egiziani, grazie al suo coraggio nel difendere il suo Paese in tantissime operazioni di sicurezza contro i militanti, ma anche per essere un simbolo di vera dedizione, altruismo e nazionalismo. 

Ma riavvolgiamo il nastro della vicenda. Durante l’imboscata Mansy e i suoi uomini furono circondati da 13 veicoli armati che trasportavano 200 takfiri (terroristi che affermano che gli altri sono non credenti). Il risultato della battaglia che durò per ore fu l’uccisione di 40 takfiri e la distruzione di sei veicoli. Ma alla fine, 23 tra ufficiali e soldati, incluso il colonnello Mansi, vennero uccisi. Solo in tre, rimasti feriti gravemente, si salvarono. I terroristi che attaccarono la caserma erano composti da uomini dell’Isis e da alcuni membri del gruppo fratelli musulmani. L’imboscata era stata organizzata proprio contro il colonnello e per vendicare la caduta dell’ex presidente egiziano Mohammad Morsi.

Mansi la “leggenda” era nato nel 1977 a Sharqeya, si era laureato all’Accademia militare nel 1992. Era sposato e padre di tre figli. Un suo carissimo amico ha raccontato al quotidiano El Watan che per ben due volte gli aveva detto di prendersi cura della sua famiglia. La prima volta era accaduto quando si trasferì nel Nord del Sinai nel 2013, la seconda, quando venne nominato comandante del Battaglione 103 (dopo l’uccisione del colonnello Rami Hasanein, suo predecessore, nel 2016). Mansi più volte aveva detto che se fosse stato ucciso durante un attacco avrebbe voluto essere seppellito con la stessa uniforme. 

La vedova di Mansi, Manar Selim, ha spiegato in un programma televisivo che gli abiti e gli orologi indossati da Amir Karara, l’attore che interpreta il ruolo di Mansi nella serie, sono una copia degli effetti personali di suo marito, ma non sono i suoi. E ha raccontato che lui adorava disegnare e che ha frequentato la Scuola delle Belle Arti prima di entrare nell’Accademia militare. «Scriveva poesie e aveva molti talenti».

Quando è andata in onda la puntata sullo scontro armato con i terroristi e la morte del comandante, l’intero Paese ha pianto.
I social sono stati inondati di milioni di post, disegni, ricordi e poesie. Una leggenda in tutto il mondo arabo, ricordato con giganteschi murales e foto  sui palazzi e per le strade. Tutti ancora vogliono giustizia per la sua morte e quella dei suoi uomini. 

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