I suggerimenti non sono sempre graditi. Soprattutto quando violano la privacy. È il caso di quelli che Facebook utilizzava per i tag: ossia la possibilità di associare il volto di una persona al suo account. Per consentire questa funzione, il social network di Mark Zuckerberg prendeva i dati biometrici senza il consenso delle persone. E così ora dovrà pagare 650 milioni di dollari a 1,6 milioni di persone che hanno partecipato alla class action. Utenti che riceveranno quindi 345 dollari a testa. «È un grande traguardo», ha commentato l’avvocato di Chicago Jay Edelson al Chicago Tribune. «Manda un messaggio abbastanza chiaro: in Illinois i diritti alla privacy biometrici sono qui per restare». Nello Stato americano, infatti, vige una legge particolare in tema di privacy: si chiama Biometic Information Privacy Act (BIPA).
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Cosa dice il BIPA
La legge sui dati biometrici in vigore in Illinois è molto severa. Per tutti i dati che riguardano le impronte digitali, le impronte vocali, il viso, la retina o anche l'iride ci deve essere prima il consenso della persona a cui si riferiscono.
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Facebook si adegua
Nel 2018 il social network di Mark Zuckenberg si adegua. Da quel momento, il tag tramite riconoscimento facciale doveva essere approvato dall'utente. E non era più impostato di default. Il processo però è andato avanti, e tutte le controversie sono confluite in un'unica class action finita davanti al Tribunale federale della California. Le sanzioni sono arrivate e ora Facebook è preoccupata per un'altra violazione della privacy. L'azienda di Zuckenberg è infatti intenzionata a lanciare a breve dei nuovi «occhiali intelligenti». Ma ci sono alcuni timori. Il Vice Presidente di Facebook Andrew Bosworth ha detto infatti ai dipendenti che «la società sta valutando i problemi legali e di privacy relativi al riconoscimento facciale per il suo prossimo gadget indossabile».
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