Cybersecurity, perché «i server possono scatenare guerre»

Dai database all'intelligenza artificiale, il monito di uno dei massimi esperti di sicurezza informatica

Cybersecurity, Giuseppe Izzo: «I server possono scatenare guerre. L'Italia è un gigante dai piedi di argilla»
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Venerdì 8 Dicembre 2023, 13:46 - Ultimo aggiornamento: 13:55

I dati contenuti nei database sono in mano a pochi Paesi che, inibendoli, possono procurare danni importanti. Questo il monito del napoletano Giuseppe Izzo, uno dei massimi esperti in Cybersicurezza, che per l'occasione punta l'accento anche sull'uso dell'Intelligenza artificiale: «Non bisogna temerla perché potrà, un giorno, sostituire l'uomo, ma perché piuttosto può potenzialmente agevolare gli hacker».

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L'intelligenza artificiale

«Le guerre non si combatteranno più sul campo, ma attraverso la rete e i guerriglieri saranno gli hacker».

Ne è convinto Giuseppe Izzo, uno dei massimi esperti in Cybersicurezza e direttore generale di Uese Italia, e a favorire la battaglia sarà paradossalmente l'uso dell'Intelligenza artificiale: «Noi la temiamo perché riteniamo che possa levare posti di lavoro e sostanzialmente sostituire l'uomo, ma non sarà cosi, anzi svilupperà nuove figure professionali. La verità è che il rischio più grande è nei database ai quali attinge. Chi li possiede? Chi aggiorna i dati che sono presenti negli archivi? Non sono domande di poco conto perché il business è in mano a una decina di grandi aziende e sei Paesi. L'Italia non solo non ha alcuna rilevanza in merito, ma non gestisce nemmeno più la propria rete avendola appaltata all'estero. Una situazione, questa sì, sulla quale bisognerebbe avviare una riflessione e porre poi una soluzione».

Ma perché l'Intelligenza artificiale potrebbe aiutare in qualche modo a carpire i dati? «Il ragionamento è semplice - riflette Izzo. Gli hacker, fino a qualche anno fa, ci mettevamo molto tempo, anche mesi, per trovare nella rete del soggetto che si intendeva colpire la falla giusta nella quale introdursi. Il 90% delle volte si individuava l'anello debole nelle stampanti dell'amministrazione o, nel caso di un ospedale, in quelle della hall. Ma per trovarle occorreva, diciamo così, l'intero sistema e questo ovviamente comportava un lavoro lungo e laborioso. Ora l'uso dell'Intelligenza artificiale rende tutto molto più facile perché quelle informazioni le si trovano all'interno del suo database con uno sforzo decisamente più contenuto. Il paradosso insomma è che il futuro permette a chi vuole porre in essere azioni illegali di farlo con pochi clic».

Questo è reso possibile dal fatto che quel database elabora gli errori e li accantona, rendendo così il lavoro decisamente più agevole: «Un database peraltro - continua Izzo - che è in mano a pochi Paesi come Stati Uniti, Cina, Russia, Australia e Gran Bretagna. Immaginiamo uno scenario apocalittico, da guerra fredda. Chi ci dice che, in caso di contrasti con determinate realtà, quei dati ci vengano restituiti? Basta inibirli per creare un problema gigantesco. Oggi i server sono dislocati un po' ovunque, il che vuol dire che le informazioni in essi contenute, come, tanto per fare degli esempi, cartelle cliniche, casellari giudiziali e atti anagrafici, non saranno più consultabili. Un caos enorme al quale bisogna porre rimedio e farlo in tempi stretti. Su questo fronte, l'Italia ha purtroppo i piedi di argilla».

L'aggiornamento dei database

L'altro tema delicato è relativo all'aggiornamento del database dal quale l'Intelligenza artificiale attinge informazioni: «Si sta pompando tanto il suo uso - dice ancora Izzo - per creare le condizioni giuste per farne crescere il business. Ma quello che fa lo sperimentiamo già da anni perché è un sistema molto simile a quello dei principali motori di ricerca. Questi ultimi sono aggiornati costantemente dai rispettivi proprietari e vengono alimentati dagli stessi utenti. Cosa accade invece per il database dal quale estrae le più disparate notizie l'Intelligenza artificiale? Una domanda alla quale è difficile rispondere, ma che cela problemi che non sono assolutamente trascurabili. Non aggiornare i dati nasconde rischi facilmente intuibili e non sapere chi esegue manovre di questo genere crea un alone nebuloso al quale siamo noi cittadini a essere pericolosamente esposti».

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