«Le strutture sanitarie non sono ancora pronte così come anche il know-how di almeno un operatore sanitario su 5. È importante quindi - aggiunge - avviare una cultura della telemedicina, oltre che ovviamente a dotare di infrastrutture adeguate le Asl e le sedi sanitarie».
Non si tratta solo di imparare a utilizzare tecnicamente strumenti che nel nostro paese, almeno prima della pandemia, sono stati poco sfruttati dai camici bianchi e dai pazienti. Ma anche di impararli a utilizzare in sicurezza. Infatti, senza le dovute cautele, la possibilità di effettuare televisite può mettere a rischio la privacy dei pazienti ed esporre i medici a maximulte. «Il rischio per i professionisti sanitari è molto alto perché loro sono i depositari dei cosiddetti dati sensibili che secondo il Regolamento generale per la protezione dei dati GPDR sono sottoposti a tutela particolarmente severa», sostiene Ciro Galiano, avvocato consulente di Consulcesi & Partners, esperto in privacy e digitale. Si tratta di mettersi in pari, tecnicamente ed eticamente, con un nuovo modo di approcciarsi ai pazienti che rappresenta il futuro della medicina. Per la sanità del nostro paese, duramente colpita dall’emergenza Covid-19, è un’occasione unica di rilancio.
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