Sinner, Gustavo Thoeni: «Trascina come Alberto Tomba, per merito suo i campi ora sono pieni»

La leggenda dello sci: «Lo stesso effetto di Albertone, un traino per tutto il movimento. Strano che un altoatesino abbia scelto il tennis»

Sinner, Gustavo Thoeni: «Trascina come Alberto Tomba, per merito suo i campi ora sono pieni»
di Sergio Arcobelli
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Martedì 2 Aprile 2024, 12:20

Tutti pazzi per Jannik Sinner. Che molti paragonano a un altro mito dello sport italiano: Gustavo Thoeni. Entrambi figli dell'Alto Adige e cresciuti in un paesino di montagna, sono accomunati per il carattere, per i valori, per la riservatezza. E per le vittorie: la leggenda degli sci negli Anni '70 dominava il Circo Bianco; adesso, è Jannik a dominare il mondo ma sui campi di tennis.

Gustavo, ha visto la finale?
«No, ero fuori casa.

Ma ho sentito che è stata una partita breve. È talmente forte che Dimitrov non ha avuto chance. Ma anche con quello di prima (Medvedev, semifinalista ndr) è stato lo stesso».

Si rivede in Jannik?
«Simili? Non saprei, siamo anche cresciuti in periodi diversi. Ma sono di certo un suo ammiratore. Mi fa molto piacere che sia così bravo. Dà soddisfazioni».

L'Alto Adige rimane in alto grazie ai suoi campioni?
«Sì, succede nello sci, ma non solo. Qui la gente pratica tanti sport volentieri. Anche per i bambini ci sono tante opportunità: abbiamo tanti campi sportivi, che se uno vuole ha tutte le possibilità».

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Ha mai conosciuto, Jannik?
«No, non l'ho ancora conosciuto, lo conosco dai giornali e dalla tv. È un tipo molto simpatico. Mi piace come si pone, è uno con piedi per terra, cordiale. Sicuramente non è facile esserlo al suo livello, con la gente che vuole sempre di più e tutto questo interesse può diventare pesante, ma dovrà imparare a gestirsi per continuare a giocare forte».

Sinner sciava. Fareste uno slalom a tre con Tomba?
«Io al massimo posso fare una sciata! Ho sentito che Sinner è stato un bravo sciatore. Ha fatto bene a fare il tennista, anche se è particolare il fatto che un ragazzo nato dalla valle di montagna sia poi diventato un campione di tennis».

Un campione che sta superando la barriera dello sport come pochi altri in Italia.
«Sì. Io posso portare l'esempio di Tomba che conosco di più e che ha trascinato tanti giovani sugli sci. Anche adesso lo vedo nel mio paesino. Grazie a Sinner i campi da tennis sono molto occupati e i ragazzi giocano di più».

Sinner dice di essere un "predestinato al lavoro".
«Mi piace moltissimo questa mentalità. Per giocare a questo livello non è che si arriva dal niente. Bisogna darci dentro e continuare a lavorare. Tutti quanti quelli che giocano a quel livello si allenano, bisogna farlo sempre per rimanere su. Mi piace Sinner perché quando gli anni prima perdeva, però diceva: "Devo ancora preparami, è stata una bella lezione". È proprio forte mentalmente ed è talmente forte che non c'è niente da rimproverargli. E adesso il morale è alto e questo conta tantissimo».

Jannik ha pure tifosi al seguito, i Carota Boys.
«E' molto bello tutto questo. Perché senza di lui, la gente non avrebbe fatto tutti questi giri. Ed è bello per lui».
Eppure tutto ciò che è superfluo lo evita per evitare, appunto, lo stress. Come quando ha rinunciato a Sanremo.

È una strategia vincente?
«E' quello che si vede. Non saprei dire se deve fare qualcosa di diverso, perché quello che fa, lo fa benissimo».

Un consiglio per gestire la notorietà?
«Ognuno deve accettare quello che arriva grazie al successo. Lui sono certo che quando non avrà più voglia, si ritirerà e andrà in un posto per stare tranquillo. Come facevo io quando tornavo a casa mia e per un periodo eravamo sempre assaltati e veniva la gente nell'hotel di famiglia e io cercavo di fare delle passeggiate per stare tranquillo».

Sinner è una bella pubblicità per la vostra terra?
«Per il territorio sicuramente è una grande pubblicità. Lui col tennis ci riesce anche di più perché il tennis a differenza dello sci si gioca in tutto il mondo. Nel mio periodo, comunque, abbiamo fatto pubblicità per il resto dell'Italia».

C'è chi vorrebbe Sinner portabandiera a Parigi. Cosa ne pensa?
«Lo vedrei molto volentieri, ma quella è una decisione che prenderà il Coni. Penso che però non avendo ancora partecipato i Giochi Olimpici, forse è meglio scegliere chi ha già vinto una medaglia».

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