Rugby, delusione azzurra a Parigi: Italia travolta dalla Francia 47-19

Sergio Parisse
di Paolo Ricci Bitti
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Venerdì 30 Agosto 2019, 18:42 - Ultimo aggiornamento: 28 Febbraio, 12:32

Che batosta a Parigi per l'Italia del rugby: allo Stade de France si sono via via sciolte le labili speranze quantomeno di dare del filo da torcere ai Bleus che invece ci hanno seppellito 47-19, ovvero 7 mete a 3 ovvero l'ennesima "paga" che si rimedia di solito quando si valicano le Alpi con una palla  ovale sotto braccio. Che brutta tappa di avvicinamento al Mondiale in Giappone dove O'Shea dice di voler andare con la "migliore Italia di sempre". Certo non quella di questo test match in cui si salvano a malapena Polledri, Ruzza, Zanni e Negri per il loro impegno personale in un mare di disorganizzazione.

Certo, a lucidare un po' la memoria italica, potrebbe non essere peregrina la colpevole spiegazione che indica in campo una squadra di giocatori già certi di essere convocati per il Mondiale e una di elementi che dovevano ancora convincere il ct. Indovinate qual era l'Italia fra queste due.

Ma è una possibile spiegazione che non basta a motivare tutte le carenze italiane in fatto di aggressività e di organizzazione del gioco come dimostra la meta di penalità subita al 23'. 

Che confusione sotto il cielo grigio della Stade de France nel primo tempo del test match, sia da parte francese sia da parte italiana, epperò i bleus sono mediamente più bravi e allora scavano poco a poco, anche da situazioni impossibili, il divario di 12 punti del 19-7 con cui si arriva al the davanti a 25mila fedeli che si fanno sentire a corrente alternata nello stadione mai così desolantemente deserto.

Non è una bella Italia quella in campo e non solo perché la Francia - ca va sans dire - non è la Russia, perché il colpo che condanna il primo tempo azzurro è una sorta di autolesionismo necessario di parecchie sedute da parte dello psichiatra O'Shea.
Corre il minuto 23 e l'Italia straborda, domina, dilaga da tutte le parti del campo per il meritatissimo motivo di trovarsi in doppia superiorità numerica: 15 contro 13 perché l'arbitro ha mulinato il cartellino giallo davanti a Picamoles e Slimani. Provvedimenti più che adeguati perché la squadra di Poirot ne combina più di Carlo appunto in Francia: sette calci di punizione consecutivi eseguendo tutto il repertorio possibile dei falli per spezzare le avanzate azzurre che intanto al 19' erano passati davanti 5-7 grazie a una di quelle punizioni giocata a sorpresa da Parisse per spedire in meta Bellini. Ebbene, al 23' Minozzi è a due metri dal paradiso francese dopo una delle sue fughe quando fa l'unica cosa che non dovrebbe mai fare e che nessuno si aspetti faccia: passa la palla a Fickou che già stava piangendo per la meta in arrivo. Macché: incredulo di tale regalo, il francese contrattacca e la palla arrriva dalla parte opposta all' ala Huget che, fregandosene altamente della doppia inferiorità numerica, corre lungo l'out e dà un calcione all'ovale che scavalca Hyaward e Bellini. Quest'ultimo tuttavia è veloce a recuperare e nel superare Huget lo sfiora - lo sfiora - prima  di tuffarsi sul pallone e annullare. Con l'aiuto del Tmo e spaccando il capello in 4 l'arbitro punisce l'Italia come se Bellini avesse abbattuto Huget con un bazooka: meta di penalità (7 punti) e giallo all'ala italiana. Un'esagerazione. Un disastro colossale considerando che gli azzurri erano appunto in 15 contro 13. Tra l'ingenuità da prima elementare di Minozzi (il nostro giocatore più pericoloso...) e quel contrattacco non contrastato la tariffa per gli azzurri è amarissima ma meritata.

Da un annusato 5-14 per l'Italia si passa a un 12-7 che segna anche il rinsavimento dei francesi, da quel momento non più in preda alla frenesia, mentre l'Italia sprofonda nell'improvvisazione, nella giocata del singolo che per di più spesso è anche sbagliata. Tebaldi, ad esempio, incappa in una di quelle sue partite da incubo, lento e senza verve.

Tiene la touche, ma poi il pallone ci esplode fra le mani al contatto, mentre non riusciamo quasi mai a vincere un impatto, tolti i 4 azzurri già citati. Nella ripresa, poi, crollo letterale anche della  mischia, con i francesi che si leccavano i baffi a ogni ingaggio. E si sprofonda, una meta francese dopo l'altra, nel mare della mediocrità i cui cavalloni mettono a dura prova le nostre speranze sulla strada del mondiale che riserva un ultimo test match di warm up contro una squadra anche peggio della Francia, l'Inghilterra, venerdì prossimo a Newcastle.

Parigi, Stade de France – venerdì 30 agosto

Test Match

Francia v Italia 47-19 (19-7)


Marcatori: p.t. 2’ m. Huget (5-0); 20’ m. Bellini tr. Allan (5-7); 24’ m. tecnica Francia (12-7); 31’ m. Chat tr. Ntamack (19-7);  s.t. 43’ m. Dupont tr. Ntamack (26-7); 46’ m. Iturria tr. Ntamack; 51’ m. Polledri tr. Allan (33-14); 58’ m. Taofifenua tr. Ntamack (40-14); 66’ m. Bellini (40-19); 74’ m. Ramos tr. Ntamack (47-19)

Francia: Medard; Huget (26’-33’ Setiano), Guitoune (56’ Vakatawa), Fofana (67’ Ramos), Fickou; Ntamack, Dupont (56’ Serin); Picamoles, Camara, Lauret (61’ Cros); Taofifenua, Iturria (54’ Lambey); Slimani (51’ Setiano), Chat (51’ Baille), Poirot (cap) (51’ Guirado)

All. Brunel

Italia: Hayward; Bellini, Campagnaro (60’ Canna), Morisi (26’ Benvenuti), Minozzi; Allan, Tebaldi (60’ Palazzani); Parisse, Polledri (35’-41’ Negri), Steyn (60’ Negri) ; Ruzza, Zanni; Riccioni (35’ Pasquali), Bigi, Ferrari (41’ Lovotti)

All. O’Shea

Arb. Matthew Carley (RFU)

Cartellini: al 17’ cartellino giallo per Picamoles (Francia), al 22’ cartellino giallo per Slimani; al 24’ cartellino giallo per Bellini (Italia)

Calciatori: Ntamack (Francia) 5/6; Allan (Italia) 2/3

Note: Campo in perfette condizioni. Presenti circa 25.000 spettatori


LA PRESENTAZIONE

Non c’è nulla, ma proprio nulla di concreto che puntelli il pensiero di una sorpresa questa sera a Parigi tra Francia e Italia, ovvero che in questa partita di riscaldamento per i Mondiali di rugby in Giappone gli azzurri di Sergio Parisse e Conor O'Shea riescano nell’impresa (una vittoria al di là delle Alpi) finora sempre sfuggita in ottant’anni di confronti.

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Un exploit che potrebbe essere almeno un po’ favorito dalla clamorosa debacle al botteghino dell’amorfo e anonimo stadione alla periferia della capitale: sugli spalti appena 25mila fedeli fra i quali 10mila omaggiati con biglietti gratuiti. Mai tanta indifferenza a Parigi per i bleus, insomma, che per di più da parecchie stagioni, e in particolare proprio questa di vigilia ai Mondiali giapponesi in autunno, infilano capolavori e partitacce, sfondoni e galoppate, comunque senza mai dare l’idea di avere solide fondazioni da cui ripartire ogni volta salvo la sbiadito ricordo della spettacolare grandeur.

Anche perché la nazionale francese paga lo smarrimento della federazione di Laporte schiacciata fra la passione in calo per la nazionale e lo strapotere dei club protagonisti del più campionato di Ovalia. Ecco allora che gli scarsi risultati ottenuti da Jacques Brunel, ex ct dell’Italia, sono stati usati per imporgli un assistente allenatore come Fabian Galthie che tutto vuole fare meno che assistere. Derive che hanno portato, ad esempio, a panchinare il capitano Guirado a favore di Poirot con qualche spiffero che vorrebbe il leader di Montpellier non più ritenuto all’altezza del grado.

A ogni modo questa Francia che assomma giovani strabilianti come Ntamack e pellacce di cuoio come Picamoles è saldamente nella top ten mondiale scorrendo da 4° all’attuale 8° posto, mentre gli azzurri sembrano non poter mai issarsi oltre il 13° ricordando inoltre che la seconda delle due vittorie nel Sei Nazioni con i galli risale al remoto 2013.

E allora perché quella luce negli occhi di Parisse, ex re di Parigi ora approdato a Tolone, e quei toni confidenti nelle parole della vigilia?

Perché questa Italia non ha certo stasera il favore del pronostico - come sempre , del resto, ma non ha nemmeno sulle spalle la pressione ciclopica riservata ai francesi il cui ct, i cui ct, non hanno ancora le idee chiarissime sul gruppo dei 31 da portare in Giappone. La stampa transalpina storce il naso di fronte a questi alti e bassi e il pubblico, abituato bene, si raggela sempre più disertando gli stadi. E poi il ct azzurro O’Shea sembra aver chiuso con gli esperimenti e schiera il XV ideale con addirittura un paio di assi tenuti in panchina per le mani finali del match: vedi Negri, che non gioca titolare solo perché Parisse, se sta bene, è inamovibile (stasera conterà 140 caps, terzo al mondo), e Lovotti, il pilone con il chilometraggio più elevato che viene fatto rifiatare dopo l’esaltante galoppata con la Russia a San Benedetto del Tronto.

In regia ancora Tebaldi e Allan (al 50° caps), appena dietro una terza linea con Steyn e Polledri che macina metri e avversari e che può rifornire una linea di trequarti di qualità (Campagnaro e Morisi)  finalmente di nuovo dotata di Matteo Minozzi, l'ala veloce ed elegante come un ghepardo. Questa sera vale la pena di crederci più delle altre volte.

 

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