In principio fu il Pupone, anche per via di quel bambino che è dentro ognuno di noi e che Francesco ha saputo tener vivo come la fiaccola olimpica che s’accende in un gioco di specchi e di raggi del sole. “C’è voluto del talento ad esser vecchi e non adulti”, cantava Jacques Brel, che non era un giocatore del Belgio giacché ai suoi tempi il Belgio aveva sì e no Vincenzo Scifo mica i Ninja di oggi, ma un poeta in musica. Poi è stato il Capitano, c’è solo un Capitano: no Totti, no party, lo stendardo che l’ha accompagnato dovunque. I tifosi della Roma, a parte l’Olimpico di stagione, sono i più speciali viaggiatori dello sport: il loro è un Gran Tour e spesso, in casa o fuori, sono rimasti vittime della sindrome di Stendhal; perché anche loro avevano opere d’arte, pur se calcistica, da ammirare: le giocate di Totti. Altri striscioni si sono visti e letti, hanno strappato il sorriso o il ringhio: Francesco non ha mai lasciato indifferente nessuno degli spettatori di uno stadio, quando ce n’erano ancora...
E difatti negli ultimi spiccioli di tempo che gli sono stati concessi in questa stagione, anche i non romanisti s’alzavano in piedi ad applaudire. Mica la Roma, mica Spalletti, mica chiunque: solo Totti. E’ stato come consegnargli quel pallone d’oro che non ha mai vinto perché i grandi elettori non badano al valore dell’individuo ma ai risultati di una squadra. E la Roma, pur se quella di Totti, di risultati non ne ha avuti a bizzeffe, anzi: persino meno di quelli che avrebbe meritato.
Però Francesco ha potuto esultare a modo suo, centinaia e centinaia di modi, ad ogni gol: perché non è di quelli che non festeggiano quando segnano da ex. Totti non è nato per essere un ex: un ex giallorosso non sia mai detto. Un ex giocatore? Ma li avete visti gli ultimi minuti delle ultime partite dell’ultima serie A?
C’è un popolo giallorosso di “menochetrentenni” che è cresciuto con Totti: sgambettavano appena, erano loro sì pupi se non puponi, ora sono in cerca di lavoro; studiavano, s’innamoravano, e avevano Totti; mandavano un messaggino, cinguettavano su twitter, postavano su facebook, si scambiavano video su whatsapp e avevano Totti. Quando smetterà, che Dio lo conservi, si sentiranno come gli inglesi quando non intoneranno più Dio salvi la Regina. Un re non sarà altrettanto fantastico. Totti che capiva, e capisce tutt’ora, un attimo prima d’ogni avversario e d’ogni compagno, cosa fare con il pallone, dove e come mandarlo dove lui sa, il compagno arriverà, il portiere avversario non arriverà. Totti che tira un rigore,“je fa’ er cucchiaio”, oppure a tempo scaduto, come in Germania 2006, quando il pallone pesava più del Cupolone, ma non per Totti. Sì, al contrario della canzone, è da questi particolari che si giudica un giocatore. Ma perché giudicarlo? Totti non si discute: si ama. Del resto è lui la Roma a cavallo del Terzo Millennio.
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