Roma, trionfa la "ragion di mercato"

Mkhitaryan e Kalinic
di Ugo Trani
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Mercoledì 4 Settembre 2019, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 12:39
Investimenti e prestiti. E’ il mix della ripartenza voluta dal ceo Fienga e dal ds Petrachi per questa annata senza Champions, l’obiettivo indicato a Fonseca. La nuova rifondazione della Roma, l’ennesima della proprietà Usa (nona stagione a Trigoria), ha avuto come principale riferimento gli acquisti inutili e soprattutto onerosi dell’estate del 2018 firmati da Monchi. Adesso si può semplicemente dire, usando lo slogan sventolato a vuoto dallo spagnolo: il club giallorosso comprò male. Gli strascichi degli errori fatti sul mercato l’anno scorso hanno condizionato il piano di rafforzamento della rosa che è stata consegnata, lunedì sera, al portoghese: 27 giocatori a disposizione, con 10 novità a completare ogni reparto. E, a conti fatti, nella sede di viale Toltoj c’è soddisfazione per il lavoro svolto in 64 giorni. È, insomma, andata bene, anche considerando gli esuberi piazzati con ingaggi spropositati e guardando alle loro prestazioni scadenti negli ultimi dodici mesi.
RIBALTONE MIRATO
Il management di Pallotta ha deciso di voltare definitivamente pagina. Fonseca, pure se al fotofinish, è stato accontentato con almeno 2 giocatori per ruolo. Ed è questo l’aspetto fondamentale. Ma Fienga e Petrachi, andando oltre l’aspetto tecnico, sono stati attenti all’equilibrio finanziario di oggi e a quello di domani. Addio, tolta la ventina di ragazzi piazzati durante l’estate, addirittura a 16 giocatori di prima fascia (compreso De Rossi). Sono stati spesi circa 120 milioni e ne sono entrati 113. Ma non è tanto il saldo negativo di 7 milioni a fare la differenza quanto la modalità scelta per aggiornare la rosa. La sintesi è questa: solo i giovani sono stati acquistati, in alcuni casi con pagamento pluriennale, sapendo che potrebbero diventare le plusvalenze del futuro; i senatori sono stati invece presi in prestito senza alcun obbligo di riscatto. Cioè sono stati evitati gli investimenti in stile Nzonzi e Pastore, tra l’altro con stipendi fuori budget, proprio per non pesare sul bilancio che verrà. Ecco perché i trentenni (o giù di lì) del nuovo corso sono sicuri di fermarsi nella Capitale solo per questa stagione. Solo se andranno bene, saranno confermati. Istant team, dunque. In caso contrario, saluti e baci, senza andare a incidere sul prossimo bilancio. Ecco, dunque, i prestiti di Zappacosta (gratis e addirittura semestrale su richiesta del Chelsea che a gennaio non potrà fare acquisti), Smalling (3 milioni), Kalinic (2 milioni) e Mkhitarian (3). A titolo definitivo sono arrivati solo il portiere Pau Lopez (23,5 milioni), il terzino Spinazzola (29 milioni e inserito nello scambio che ha portato Pellegrini alla Juve per effettuare la plusvalenza necessaria per mettersi in regola a fine giugno), il centrale difensivo Cetin (3 milioni) e il centrocampista Diawara (21 milioni scalati dai 34 versati dal Napoli per il pagamento della clausola di Manolas). In prestito con obbligo di riscatto sia Mancini (subito 2 milioni, poi 13 ed eventuali 8 di bonus in caso di raggiungimento di determinati obiettivi) che Veretout (1 più 16 e possibili 2 di premi). Pronta la lista Uefa per l’Europa League: 24 i giocatori (uno in meno perché sono solo 3 quelli provenienti dal vivaio: Florenzi, Pellegrini e il terzo portiere Cardinali), esclusi Fuzato e Cetin. Riccardi e Antonucci sono nella lista B.
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