PRO E CONTRO
Di certo la Roma perderebbe più di qualcosa in fase di spinta. Kolarov è attualmente il quarto giocatore della rosa per occasioni create (15), secondo per assist (3), gol (6) e conclusioni (36), con all’attivo ben 12 passaggi-chiave. Toglierlo dalla fascia, equivarrebbe a perdere la sua naturale capacità di accompagnare l’azione. Tuttavia Aleksandar ha già dimostrato di saper giocare come centrale. In primis nella stagione 2016-17 quando Guardiola lo impiegò spesso e volentieri come terzo difensore a sinistra. E poi in nazionale quando lo scorso autunno il ct Tumbakovic stupì tutti schierandolo addirittura in coppia con il viola Milenkovic in una difesa a quattro nelle tre gare con Lituania (2-0), Paraguay (1-0) e Lussemburgo (3-2). A dimostrazione che, pur di non perdere la personalità del calciatore, in Serbia si già sta pensando ad una sua metamorfosi tecnica in vista dei prossimi mondiali (2022). Mossa che anche Fonseca potrebbe replicare. Spostato centrale in un reparto a tre, i vantaggi arriverebbero nella fase di ripartenza dell’azione: Kolarov si trasformerebbe così in un regista difensivo. Toccherebbe poi a Paulo dover supplire ad una carenza nella marcatura, magari puntando sugli altri due centrali con caratteristiche diverse. Di certo il portoghese rinuncia mal volentieri a Kolarov. In questa stagione l’ex Stella Rossa ha giocato 32 partite, confermandosi uno dei leader dello spogliatoio. Ne sono conferma le linee guida dell’accordo sul taglio degli stipendi della squadra, tracciate insieme a Pellegrini, Fazio e Dzeko. A proposito del bosniaco: ieri il club - con una nota all’Ansa - ha voluto precisare la centralità di Edin nel progetto tecnico, al di là dell’oneroso stipendio (6 milioni più bonus sino al 2022) che percepisce. Una puntualizzazione volta a rasserenarlo. Tuttavia, benché la nota lo escluda, in caso di mancato approdo alla Champions, la Roma proverà comunque a trovare un’intesa con Dzeko, proponendogli una spalmatura fino al 2023.
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