I NUMERI
Riparte da Klose la marcia Champions. Solo Miro può riacciuffare ciò che è più volte sfuggito alla Lazio. Le sue assenze furono decisive (in negativo) nelle prime stagioni. Gli infortuni, i recuperi tardati, l'idea fissa del Mondiale, di vincerlo. A un idolo va perdonato tutto: “Palla a Klose e s'abbracciamo”, canta ancora la Nord. Che nel tedesco intravede la luna, anzi un extraterrestre del calcio. Un mito che a quasi 37 anni va oltre lo spazio e la rete, quest'anno è a quota 20 presenze: 6 centri (uno ogni 137'), oltre a 5 assist fra campionato e Coppa. A San Siro s'è mangiato un gol, a Cesena sbranerà punti d'oro. Klose ha ritrovato l'appetito, avrà fame fin quando giocherà. Poi, magari, si gusterà vittorie da allenatore, vuole seguire questa strada. Già ora dalla panchina e in campo è spesso aiuto di Pioli, dà indicazioni ai compagni. Sarebbe un peccato se a giugno andasse in America (Major League o Canada), Tare non lo molla, è stato chiaro prima della sfida col Milan: «Ha un contratto, c'è l'opzione di un altro anno. Abbiamo traguardi da raggiungere, intanto deve svolgere un ruolo importante per trascinare questa squadra».
L'ESEMPIO
Brilla e fa brillare, Klose. Chiedere a Felipe Anderson. «Miro è incredibile, un esempio e uno dei miei migliori amici qui alla Lazio. Dà sempre tutto in allenamento, dopo la coppa del mondo è tornato in squadra con ancora più vigore. Lui mi dà consigli, mi ha sempre detto che ero un buon giocatore, che avevo talento e che avrei dovuto continuare a lavorare anche se i tempi erano difficili, perché questi sarebbero passati». Ecco l'oracolo di Klose, svelato dopo l'esplosione da Felipe Anderson. Che punta il Genoa a Formello, non vede l'ora di tornare: «Fisicamente sto bene. Meno male che non sono andato in prestito al Napoli, ora voglio portare la Lazio in Champions e riprendermi il Brasile».