L'esperto Inzaghi e il novizio Fonseca: un confronto dietro la sliding door

Simone Inzaghi e Paulo Fonseca
di Stefano Carina
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Lunedì 2 Settembre 2019, 09:30
Fonseca l’ha definito «straordinario». Inzaghi s’è limitato a masticare amaro, per l’occasione perduta. E non solo per i 4 pali a 2 o i 23 tiri a 11 finali. Era forse inevitabile vedere un derby del genere, se si affrontano una squadra collaudata contro una che sta iniziando a muovere i primi passi tattici. Rimane però la curiosità di capire che partita sarebbe stata se Zappacosta (già il quarto infortunato muscolare dall’inizio della stagione dopo Pastore, Spinazzola e Perotti) non avesse dato forfait e Florenzi avesse giostrato nei tre trequartisti dietro Dzeko. Centimetri e attitudine al ruolo dell’ex granata - con i raddoppi proprio del nazionale azzurro - avrebbero forse arginato meglio Correa, immarcabile soprattutto nel primo tempo. È stato proprio sull’asse sinistro che Inzaghi ha messo in difficoltà il tecnico portoghese che non ha mai potuto contare sul lavoro difensivo di Under, apparso fuori partita dai primi minuti. La Roma, schierata con il solito 4-2-3-1, già dall’inizio ha rinunciato al possesso-palla (alla fine sarà del 49%), decidendo di aspettare la Lazio per cercare la profondità soprattutto con le incursioni di Zaniolo. Mossa volta ad arginare la superiorità a centrocampo dei ragazzi di Inzaghi. Questo ha però prodotto inevitabilmente un minor pressing che il tecnico lusitano ha poi giustificato dichiarando «che non è facile pressare contro una squadra che imposta a tre». In realtà con il Genoa c’era riuscito, esponendosi però alle ripartenze rossoblù. Ieri, provando a restare più compatto, ha rinunciato a priori ma questo non ha limitato i pericoli. Che spesso e volentieri, oltre all’estro di Correa e alla corsa di Lazzari, sono nati da errori in uscita dei difensori. Troppi i palloni regalati in fase di palleggio, anche (e questa è una novità) da Pau Lopez. 

CAMBIO INATTESO 
Dopo il gol di Kolarov, la Roma s’è abbassata ulteriormente, con Dzeko costretto a ripiegare in mediana per trovare qualche pallone giocabile e far rifiatare i suoi compagni. Soprattutto i due centrocampisti (ancora una volta schierati senza un mediano di ruolo), costretti (leggi Pellegrini) a sacrificarsi in marcatura su Luis Alberto piuttosto che a costruire gioco. Inzaghi aveva però studiato la partita sulle fasce e con la Roma così bassa ha potuto soltanto in un paio di occasioni affidarsi alla sponda di Milinkovic per liberare Immobile al tiro. Proprio in occasione di un’azione del genere, copyright laziale, il centravanti ha colpito il palo. Era il 25’, con la Roma avanti 1-0 e l’1-1 immediato avrebbe probabilmente cambiato l’inerzia della gara. Una sorta di sliding-doors al quale si aggiunge la sostituzione di Milinkovic. Con la Lazio in pieno furore agonistico il cambio del serbo ha lasciato sorpresi. Una mossa che ha spento l’ardore dei biancocelesti e rimandato agli ultimi 5 minuti l’assalto finale. 
 
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