Si è partiti di prima mattina con la visita ad una scuola in periferia di Roma, l'Istituto comprensivo “Via del Calice” a Capannelle, con Ledesma, Keita, Novaretti e Gentiletti che hanno raccontato le loro esperienze e i loro pensieri ai bambini, soffermandosi più volte a fare autografi e fotografie. E tutti sono stati accontentati. Ma la festa più coinvolgente c'è stata a Formello nel primo pomeriggio con quasi duemila persone che hanno invaso il centro sportivo, sfidando il traffico della capitale e rinunciando a qualche ora di lavoro.
Mancava qualche big come Felipe Anderson, Biglia, de Vrij o Candreva, ma ai tifosi non è importato, bastava essere presenti e far sentire il supporto alla Lazio e a mister Pioli, per i laziali uno dei maggiori artefici di questo successo. Ed è stato proprio il tecnico uno dei più acclamati. «Lui è l'allenatore che ha riportato il grande calcio a Roma», il pensiero di tante persone in tribuna. Al campo Fersini, quello dove di solito gioca la Primavera, i biancocelesti affrontavano in amichevole lo Juventus Club Parma, squadra di seconda categoria, dove milita Gianmarco Pioli, il figlio dell'allenatore e capitano della squadra. Il test è terminato 9-0 per i padroni di casa, con Perea che ha realizzato cinque reti. Oltre a lui sono andati a segno anche Mauricio, Keita, Braafheid e il giovane Murgia. L'unica nota dolente lo stop di Radu che, dopo esami medici, ha riportato una risentimento muscolare ai flessori della coscia destra.
Felice e soddisfatto Stefano Pioli che a fine giornata ha spiegato quanto sia «importante ricevere tutto questo affetto» anche perché, spiega l'allenatore «noi lavoriamo e viviamo anche di questo». Sul futuro il tecnico non ha dubbi e tramite la radio ufficiale carica i suoi giocatori: «Cagliari è un ostacolo difficile, ma è il momento clou della stagione e vogliamo continuare a spingere». Dall'Olanda non è da meno de Vrij: «Sapevamo di essere forti, ma probabilmente quello che sta accadendo ha sorpreso pure noi». Poi ritorna su Feyenoord-Roma: «I compagni mi hanno fatto un sacco di battute, chiedendomi se ero disposto a pagare io i danni, poi sulla banana lanciata a Gervinho, lì è una tradizione e non penso ci fossero secondi fini, ma è la mia ex squadra che deve convincere l'Uefa».