Juventus, Dani Alves: «Io come Picasso, chi mi capisce mi ama»

Dani Alves
di Redazione Sport
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Sabato 12 Novembre 2016, 21:16 - Ultimo aggiornamento: 22:42

Con il Barcellona Dani Alves ha vinto tutto e conta di fare altrettanto con la Juventus. Intanto è l'uomo del giorno in Brasile perché arrivato a 99 presenze in nazionale e arriverà quindi a quota 100 nel match che la Selecao giocherà mercoledì prossimo a Lima contro il Perù. Andando nei particolari, finora con la casacca oroverde ha ottenuto 68 vittorie, 18 pareggi e solo 13 sconfitte, con 6.897 minuti in campo con la maglia del Brasile e 7 gol. Per festeggiarlo gli è stata consegnata in ritiro la maglia oro verde con il numero 100 e il suo nome sulla schiena, poi il laterale destro si è concesso in conferenza stampa. «Il mio stile è particolare e a volte allontana i tifosi? Come persona io sono come Picasso - ha detto Dani Alves -: chi riesce a capirmi, a 'decifrarmì, mi ama, chi non ci riesce non paga per venire a vedermi».

«Arrivare a cento presenze in nazionale è una gioia enorme - ha aggiunto -, una grandissima soddisfazione. Ma quando me ne andai di casa a soli 15 anni sapevo che sarei tornato solo il giorno che fossi diventato calciatore professionista e che per questo avrei sempre dato il massimo. E ora vivo il privilegio di essere qui, nella Selecao. Tutte partite giocate con questa maglia sono state un'emozione particolare». Poi l'elogio per un allenatore: «Tite è un grande tecnico e un ottimo gestore di uomini, proprio come Guardiola».

Non poteva mancare una sua considerazione sull'esperienza in Italia, alla Juve. Cosa è cambiato rispetto al Barcellona? «Penso che la differenza tra il calcio brasiliano e quello che si gioca in Spagna sia piccola - ha detto Dani Alves -, visto che si va in campo soprattutto per attaccare, prevale il calcio offensivo. In Italia predomina la parte tattica, la lettura della partita e il modo migliore d'interpretarla. Non devi solo fare ma anche capire. E questo per me è un bene: quanto più capisci il football, tanto meglio lo giochi, conoscere vuol dire accorciare la strada. Farlo secondo me non vuol dire essere pigro, ma intelligente».

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