VALUTAZIONI
L’orientamento per gennaio è quello di cedere e basta, ma se anche Caceres (ha chiesto di andar via) dovesse partire sarebbe davvero una follia non intervenire. Tale è l’abbondanza a centrocampo (c’è pure il redivivo Cataldi) che l’arrivederci in prestito di Murgia sarebbe invece indolore, così come quello del baby Rossi in attacco, una volta riscoperto Caicedo. Ma per fare il salto di qualità e centrare la Champions, tutte le altre big hanno fatto in estate un mercato sostituendo i titolari con altrettanti titolari. La Lazio, invece, Acerbi a parte, ha comprato solo riserve. È vero, alla luce delle possibilità economiche biancocelesti, l’undici della scorsa stagione sembrava davvero difficilmente migliorabile e la società non poteva prevedere un simile calo dei fenomeni Milinkovic e Luis Alberto. Ma oggi che deve farci i conti, Inzaghi sfoglia la margherita e non sa cosa inventarsi.
RIMANDATI
È evidente che non esista nessuno in squadra all’altezza dei due ex campioni. Ma Inzaghi non considera superiori i nuovi acquisti nemmeno in altri ruoli: a sinistra c’è sempre Lulic, in mediana oltre Sergej il senatore Parolo. Sembra quasi che in 16 partite Simone abbia bocciato, Acerbi a parte, l’ultimo mercato estivo. Sarà pure lo spaccapartite, ma Correa ha giocato appena 521’ fra campionato e coppe nonostante Luis Alberto sia sparito. Decisamente peggio l’impiego delle altre new entry: Badelj (334’), Durmisi (258’) e Berisha (190’). Ovviamente impossibile non fare i conti con i lunghi infortuni degli ultimi due, ma cosa dire allora di Proto? Appena 180’, doveva essere almeno il portiere titolare nel girone d’Europa, invece pure lì gli ha scippato i guantoni Strakosha. Finalmente un vice affidabile, ma quando conta Inzaghi schiera sempre l’albanese. Nella sua nuova Lazio, insomma, rispetto all’anno scorso non esiste un altro nuovo titolare. Nel Milan, prossimo avversario Champions, ce ne sono quattro: ecco dov’è sulla carta il fatidico divario.
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