Giordano: «Fare gol in azzurro non è mica facile come in serie A»

Giordano
di Ugo Trani
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Sabato 4 Settembre 2021, 07:30

Basta guardare l’immagine su WhatsApp: inquadra lo spessore del personaggio. Bruno accanto e Diego. Giovani e sorridenti. Giordano si è divertito in campo con Maradona. Ma anche con la Lazio. Raffica di reti. Destro, sinistro e gol. Nessun limite di velocità e d’esecuzione, se non quello in Nazionale. Solo 13 partite e 1 gol. Da centravanti non è riuscito a ripetersi con l’Italia. La qualità delle sue giocate e la continuità nelle relaizzazioni l’ha riservata solo ai suoi club. 
All’epoca si diede una spiegazione?
«Sì. Un coniglio nel pallone. Mi scappava via dai piedi. Non lo trovavo più. Non solo, però».
Che altro?
«L’intesa con i compagni. Io andavo da solo. C’era il blocco Juve, cinque o sei giocatori minimo. Si conoscevano. Accanto mi ritrovavo campioni come Antognoni e Conti, ma non bastava. In più si giocava meno. E quindi ogni partita era un esame, rischiavi di non esserci per quella dopo».
Da anni, però, alla Nazionale manca il finalizzatore. Usciti di scena Vieri e Inzaghi, è spesso mancato il bomber. Che cosa è successo?
«Quando giocavo io, grande concorrenza tra noi e ampia scelta. Bettega, Rossi, Graziani, Altobelli e Pruzzo. Potrei andare avanti. Si va a cicli. C’è stato il tempo dei portieri e dei difensori, poi quello delle punte. O dei centrocampisti, come abbiamo visto all’Europeo».
Eppure, basta pensare a Immobile, in campionato gli attaccanti si scatenano. Perché?
«Un conto è affrontare il difensore di una neopromossa. Quando vede Ciro, si spaventa solo a sentirlo nominare. Pensate come vive la partita un esordiente di fronte al capocannoniere della serie A. Tra l’altro in Italia si segna tantissimo. Non in nazionale, però. In campo internazionale non è così. Il livello sale. Dove non c’è l’esperienza e la classe, ecco il fisico. Meno spazi e quindi meno gol».
Che cosa frena Immobile in azzurro?
«Il ruolo è lo stesso. Fa il centravanti anche con Mancini, ma si ritrova spesso spalle alla porta proprio per il gioco scelto da Roberto per la Nazionale. Ma il suo contributo comunque non manca. Si muove per facilitare l’inserimento dei compagni. E partecipa di sponda. La voglia, la partecipazione e l’impegno non mancano. Niente da dire. Fa il suo, collabora e si sacrifica come chiede Mancini. Però...».
Vuole forse aggiungere che quello che fa non basta per essere il centravanti titolare dell’Italia. È così?
«Magari va bene a chi guida la Nazionale. La disponibilità è sempre apprezzata da un allenatore. ma da immobile si aspettano valanghe di reti. E quando non segna, si chiedono come mai non riesca a ripetere le prestazioni che di solito fa con la maglia della Lazio».
Come se ne esce?
«Innanzitutto con il titolo di campione d’Europa. Ciro è stato il titolare della Nazionale che ha alzato la coppa. Credo che chiunque avrebbe rinunciato ai gol pur di vincere quel trofeo atteso 53 anni. Insomma, lui non vede il problema. e in più ha sempre la fiducia di Mancini».
Che cosa permetterà a Immobile di difendere il posto?
«I gol.

Quelli continuerà a segnarli. E avrà sempre la partita dopo per rifarsi. L’Italia giocherà 3 partite in una settimana. Quando ero azzurro io, se non avevamo una competizione come il mondiale e l’Europeo, tre gare le facevi quasi in una stagione. Ora se sbagli, ti puoi riscattare subito. E vedrete che sarà così».

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