Il governo sgonfia il pallone: sì agli allenamenti degli sport individuali, calciatori di corsa ma non nei centri sportivi

Il governo sgonfia il pallone: sì agli allenamenti degli sport individuali, calciatori di corsa ma non nei centri sportivi
di Emiliano Bernardini
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Domenica 26 Aprile 2020, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 28 Aprile, 18:36

Il gioco è cambiato: da calcio a palla avvelenata. Un rimpallo costante tra date di possibili aperture e nuovi rinvii. Niente calcio. Ancora per un paio di settimane. O almeno così sperano i venti presidenti della serie A. Eh già perché con ogni probabilità questa sera il ministro dello sport, Vincenzo Spadafora ospita a Che Tempo che fa dirà che «non ci sono ancora le condizioni». Di fatto il nuovo Dpcm che il governo sta preparando proprio in queste ora darà il via libera agli sport individuali o non agli allenamenti individuali. Tradotto, sì a golf e tennis e no al calcio. I calciatori potranno allenarsi ma non nei centri sportivi. Questo perché c’era il grosso timone che chiusi nei rispettivi fortini i club non avrebbero rispettato il divieto d’assembramento. Eh già, chi va a controllare? E così ecco risolto il problema: calcio rimandato. Ancora. Ma per quanto? Non si sa. Difficilmente il Dpcm conterrà altre indicazioni. Si andrà oltre la metà del mese. E’ possibile che sia il 18 la data giusta della ripartenza. Questa mattina riunione tra i capi delegazione e il premier Giuseppe Conte sul Dpcm, sarà decisiva anche per il calcio.

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Ma la questione è ancora molto combattuta. Non a caso ieri è stata una giornata molto agitata sui due fronti dello scontro. Il protocollo medico analizzato dai tecnici del Ministro della Salute, Roberto Speranza hanno dato un feedback di massima positivo seppur con qualche riserva. Ed è proprio su questo terreno che va in scena la battaglia più grande. Molti spingono affinché si adotti un solo protocollo che sia valido per tutti. La serie A non sente ragioni. Ieri i medici dei cub hanno ribadito la loro posizione: «Nessuno di noi è contrario a finire il campionato, non c’è alcuna preclusione, anzi. Siamo tutti perché il torneo venga concluso. Il problema è quando, perché va fatto in sicurezza. Noi siamo convinti che questa sicurezza si possa ragionevolmente raggiungere, e la questione decisiva dunque è la variabile tempo». Nelle scorse settimane di litigi ce ne sono stati parecchi e ancora qualcuno si pone domande. Quesiti in gran parte chiariti ma che comunque agitano le acque. C’è chi trama nell’ombra per una serie A a 22 squadre. Ieri i tecnici della Figc hanno continuato un forte pressing sul Ministro, Speranza che pare sia orientato su posizioni più morbide. Opera di convincimento molto difficile.

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L’UNICA SOLUZIONE
Dal canto suo il presidente della Federcalcio, Gabriele Gravina non si pone troppi problemi «una o due settimane in più non fanno differenza» sussurra. Sa benissimo di essere finito nel mirino degli avversari. Ora resta in posizione d’attesa. Una grosso aiuto potrebbe arrivare dalla Germania, se la Bundesliga decidesse di ripartire sarebbe più facile fare leva sul governo. Detto questo le date non sono un problema. O meglio il numero uno di via Allegri ha pronta la soluzione: play-off e play-out. Una sua idea che alla lunga vorrebbe introdurre in pianta stabile nel campionato. Se il via libera definitivo dovesse scattare a fine maggio inizi giugno appare chiaro che è impossibile giocare le 12 gare rimanenti più i recuperi entro il 2 agosto. E allora ecco la soluzione: poche gare, magari da giocare tutte al centro sud e con un grande appeal per i telespettatori. E magari si troverebbe anche una via con le Tv che già reclamano sconti. Un totale di 12, massimo 16 squadre, coinvolte tra corsa scudetto e retrocessione. Una formula modello Champions con quarti di finale e semifinali andata e ritorno e la finale in gara unica. Pochi spostamenti, giocatori monitorati per le due settimane necessarie. Partite spalmate su più giorni di grande impatto per i tifosi. Tutte a porte chiuse e quindi nessun vantaggio. Tradotto si può giocare tra Firenze, Roma, Napoli e nel resto del sud dove il virus non ha avuto certo lo stesso impatto che ha avuto al nord. Un progetto che salverebbe la stagione e renderebbe tutti contenti. O quasi.

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