Diawara e Calafiori, i positivi che Fonseca attende con ansia

foto Mancini
di Stefano Carina
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Sabato 31 Ottobre 2020, 07:30

L’altra sera non lo ha rimarcato. Ma forse è stata soltanto una dimenticanza. Perché da tempo Fonseca sottolinea il fatto di «essere in pochi». Il riferimento non è a Zaniolo e nemmeno a Pastore, infortunati della prima ora. E nemmeno a Santon, out 1 mese per una lesione di secondo grado ai flessori della coscia sinistra. Paulo presumibilmente si riferisce a Diawara e Calafiori, entrambi fermati dal Covid-19. Due assenze pesanti, perché limitano le rotazioni in ruoli chiave e fanno sì che alcuni elementi vengano impiegati fuori posizione (come accaduto ad esempio a Berna con Peres) oppure debbano giocare praticamente sempre (Spinazzola ha disputato 540 minuti sui 600 stagionali). Diawara è uscito di scena ormai da 19 giorni (12 ottobre), Calafiori da 14 (17 ottobre). L’appuntamento messo in agenda dal guineano è lunedì, quando si sottoporrà ad un nuovo tampone molecolare per capire se potrà tornare ad allenarsi con i compagni. È stato un inizio di stagione anomalo quello del mediano. Prima le voci di mercato (sirene inglesi), poi il caos liste che lo ha visto, suo malgrado, implicato nello 0-3 a tavolino decretato dalla giustizia sportiva (il ricorso si discute il 4 novembre). È seguita la panchina con la Juventus e l’uscita pubblica del suo agente («Si faccia chiarezza sul suo futuro») con pronta replica da parte di Fonseca che poi non lo ha impiegato a Udine. Come se non bastasse, ci si è messo di mezzo anche il Covid-19. Ora dopo quasi tre settimane, Diawara si augura di potersi gettare tutto alle spalle.


EQUILIBRIO CERCASI
Anche perché, nelle rotazioni, il suo ingresso sarebbe fondamentale. Dopo la partenza sprint, Veretout nelle ultime due partite è sembrato in leggera flessione.

Villar alterna buone prestazioni (quella con il Cska Sofia ad esempio) ad altre deludenti (Young Boys). Il ritorno di Amadou regalerebbe anche un minimo di equilibrio in più. Quello che manca in questo avvio di stagione, nonostante la Roma sia ancora tra le poche squadre imbattute sul campo. Non è un caso quindi che in più della metà delle 7 gare stagionali, il portiere sia stato il migliore in campo. Mirante a Udine e a Milano; Pau Lopez giovedì contro i bulgari ma era stato già decisivo nel finale a Berna con la parata salva-risultato su Elia. I 7 gol subiti (senza contare lo 0-3 a tavolino) in 5 partite di campionato, 5 negli ultimi 180 minuti, è un altro dato sul quale riflettere al quale Fonseca si augura di porre rimedio con il ritorno di Smalling. In avanti, i numeri (13 reti in 7 match, comprese le coppe) sono positivi. Ma anche qui vanno letti e analizzati. La Roma - ad eccezione per la cinquina al Benevento - fatica a segnare su azione. Rimasta a secco a Verona e con il Cska Sofia, contro il Milan ha segnato sempre da palla ferma. Per carità, un merito, ma che denota la difficoltà di andare a segno in altro modo visto che le altre occasioni pericolose sono state un tiro di Pellegrini nel primo tempo e uno di Dzeko nella ripresa. A Udine c’è voluta un’invenzione di Pedro, con la Juventus uno dei due gol è stato su rigore. È dunque una Roma che fa (non sempre tra l’altro) benino, mai bene. L’ottavo posto in campionato, in coabitazione col Verona, e il secondo (in virtù della differenza reti) in Europa League, sono lì a testimoniarlo.

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