Serie A, ecco la Road Map per non fallire

Serie A, ecco la Road Map per non fallire
di Romolo Buffoni
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Venerdì 3 Aprile 2020, 07:30
 L’input ormai è chiaro: cercare di ripartire e, soprattutto, di finire. Sprazzi di “normalità” la regala Lukaku che, ieri, ha riattizzato la rivalità Inter-Juve: «La salute viene prima di ogni cosa. Perché dobbiamo giocare se nel mondo c’è gente che rischia la vita? Eppure è necessario che il giocatore della Juve sia positivo affinché il calcio si fermi: è normale tutto ciò? No, non è normale». Il calcio incassa la nuova sospensione alla ripresa degli allenamenti fino al 13 aprile, ma non vuole gettare la spugna per tante ragioni e, probabilmente, quella prettamente sportiva non è la più pressante. La priorità la detta il rischio del tracollo economico e, in prospettiva, il dover fronteggiare le cause legali che inevitabilmente avanzerà chi si riterrà danneggiato da un’eventuale sospensione. La Serie A smuove interessi enormi. Basta dare uno sguardo allo tsunami che sta montando sul versante dei diritti televisivi. In Francia Canal Plus ha fatto sapere alla Ligue 1 di non voler pagare la rata di aprile (110 milioni) che scade lunedì. Dello stesso tenore anche il messaggio di BeIn Sport: stop alla tranche da 42 milioni. La musica non cambia in Premier League inglese, campionato pagato da Sky Uk e Bt Sport qualcosa come più di 5 miliardi di euro per il triennio 2019-2022 (e si capisce perché l’Huddersfield retrocesso lo scorso anno abbia incassato dalle tv più della Juve...). In Inghilterra le due emittenti avrebbero già sospeso i pagamenti in attesa di capire cosa sarà delle 92 partite che mancano alla fine. In Italia la prossima scadenza è fissata al 1° maggio: finora sono state giocate 257 partite, le restanti 124 valgono oltre 300 milioni. Sky (che ha aperto a tutti gli abbonati il suo bouquet) e Dazn (che sta offrendo un mese gratis ai suoi clienti) sono alla finestra. Ieri una lettera firmata dai presidenti di Uefa, Eca e European League (ovvero Ceferin, Agnelli e Olsson) è stata inviata a federazioni, leghe e club per invitare tutti a collaborare per raggiungere l’obiettivo di tornare in campo. Scudetto in pole position, quindi, ma anche serie B, serie C e lo sterminato mondo dei Dilettanti.
CAMMINO IN SALITA
Di questo e (molto) altro il presidente della Figc Gravina ha parlato ieri con il ministro dello Sport Spadafora, che sulla sua pagina Facebook ieri ha annunciato un «piano straordinario» per far ripartire lo sport a maggio. Confermato, quindi, che è maggio il mese in cui soprattutto il calcio conta di poter tornare in campo. Il calcolo è presto fatto. Giocando mercoledì 20 i quattro recuperi della 25ª giornata e riprendendo il filo con la 27ª giornata domenica 24 maggio, scendendo in campo mercoledì e domenica si riuscirebbe a chiudere mercoledì 1° luglio. Appena un giorno dopo la scadenza naturale della stagione. Questa nella più favorevole delle ipotesi. «Ripresa per fine maggio? Se il coronavirus lo permetterà siamo pronti a fare la nostra parte per salvare il sistema», ha detto il presidente dell’Assocalciatori Tommasi.
SETTE IN ISOLAMENTO
Oggi alle 15 se ne parlerà nella conference call organizzata dalla Lega (ancora distante l’accordo con l’Aic per il taglio stipendi: club a 4 mensilità, calciatori fermi a una), dove però c’è chi dice no. Come Cellino, presidente del Brescia («sono disposto a non schierare la squadra per rispetto dei cittadini di Brescia e dei loro cari che non ci sono più») e Ferrero patron della Samp («Giocare? Immaginatevi Gabbiadini, ha avuto il coronavirus. Non è una macchina, che è spenta e la riaccendi. E che testa avrà per giocare?»). Nei giorni scorsi si era espresso negativamente anche Cairo del Torino, mentre Juve e Inter con i loro comportamenti (stranieri lasciati liberi di tornare nel loro Paese e, per quanto riguarda i bianconeri, taglio degli stipendi) hanno fatto intendere di essere pronte a metterci una pietra sopra. Le incognite restano e sono pesanti come macigni. Prima di tutto bisognerà vedere come evolverà la pandemia nel nostro Paese. A oggi, però, già si può dire che le 7 squadre della zona rossa, ovvero Atalanta, Brescia, Milan, Inter, Parma, Sassuolo e Bologna, avranno difficoltà ad ospitare i match casalinghi e anche a recarsi in trasferta. Problema risolvibile solo con l’esilio volontario delle squadre in altre zone d’Italia. Basterebbe anche solo un’altra settimana di stop per complicare, di molto, la situazione.
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