CAMMINO IN SALITA
Di questo e (molto) altro il presidente della Figc Gravina ha parlato ieri con il ministro dello Sport Spadafora, che sulla sua pagina Facebook ieri ha annunciato un «piano straordinario» per far ripartire lo sport a maggio. Confermato, quindi, che è maggio il mese in cui soprattutto il calcio conta di poter tornare in campo. Il calcolo è presto fatto. Giocando mercoledì 20 i quattro recuperi della 25ª giornata e riprendendo il filo con la 27ª giornata domenica 24 maggio, scendendo in campo mercoledì e domenica si riuscirebbe a chiudere mercoledì 1° luglio. Appena un giorno dopo la scadenza naturale della stagione. Questa nella più favorevole delle ipotesi. «Ripresa per fine maggio? Se il coronavirus lo permetterà siamo pronti a fare la nostra parte per salvare il sistema», ha detto il presidente dell’Assocalciatori Tommasi.
SETTE IN ISOLAMENTO
Oggi alle 15 se ne parlerà nella conference call organizzata dalla Lega (ancora distante l’accordo con l’Aic per il taglio stipendi: club a 4 mensilità, calciatori fermi a una), dove però c’è chi dice no. Come Cellino, presidente del Brescia («sono disposto a non schierare la squadra per rispetto dei cittadini di Brescia e dei loro cari che non ci sono più») e Ferrero patron della Samp («Giocare? Immaginatevi Gabbiadini, ha avuto il coronavirus. Non è una macchina, che è spenta e la riaccendi. E che testa avrà per giocare?»). Nei giorni scorsi si era espresso negativamente anche Cairo del Torino, mentre Juve e Inter con i loro comportamenti (stranieri lasciati liberi di tornare nel loro Paese e, per quanto riguarda i bianconeri, taglio degli stipendi) hanno fatto intendere di essere pronte a metterci una pietra sopra. Le incognite restano e sono pesanti come macigni. Prima di tutto bisognerà vedere come evolverà la pandemia nel nostro Paese. A oggi, però, già si può dire che le 7 squadre della zona rossa, ovvero Atalanta, Brescia, Milan, Inter, Parma, Sassuolo e Bologna, avranno difficoltà ad ospitare i match casalinghi e anche a recarsi in trasferta. Problema risolvibile solo con l’esilio volontario delle squadre in altre zone d’Italia. Basterebbe anche solo un’altra settimana di stop per complicare, di molto, la situazione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA