Cellino: «Tonali milanista, ma avrei voluto portarlo alla Roma»

Cellino: «Tonali milanista, ma avrei voluto portarlo alla Roma»
di Eleonora Trotta
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Domenica 6 Settembre 2020, 09:30
Sull’onda della cessione di Sandro Tonali al Milan, Massimo Cellino offre una panoramica dell’attuale calciomercato, visto con occhio critico e preoccupato. 
«Il Covid è una “purga” - spiega il presidente del Brescia -. Uno spartiacque tra i bugiardi e i responsabili. I primi si sono avvalsi pretestuosamente di questa pandemia per giustificare le difficoltà economiche. I secondi hanno affrontato i problemi e ammesso, senza vergogna, gli errori e l’impossibilità di fare acquisti».

Il compito più ostico per un presidente?
«La gestione dell’emotività: ti può indurre a fare passi più lunghi della gamba. Spesso mi propongono giocatori con la promessa di rivenderli a cifre più alte. Ma se poi non si verifica, che accade con lo stipendio?»

Gli ingaggi sono infatti ancora importanti.
«Gli stipendi dei giocatori andrebbero rimodulati secondo i tempi difficili che stiamo vivendo. Il calcio italiano è sano, ma noi invece che gestire la ricchezza stiamo spingendo verso impegni che vanno al di sopra delle nostre possibilità. Senza i contratti per i diritti televisivi, molti club non possono garantire degli acquisti. Quindi, mi sembra evidente che se tutti continuano a battere questo terreno, prima o poi la corda si spezza. Ma è più facile che io vada via prima di un cambio di mentalità».

Intanto Tonali è diventato del Milan.
«Non mi era mai successo di scoprire un calciatore così forte. Avrei voluto trattenerlo, ma purtroppo il sogno si è infranto con la retrocessione e l’incertezza trasmessa dalla pandemia. Dovevo affrontare la programmazione del Brescia senza rifinanziare la società: rivesto la carica di presidente per professione, mentre altri miei colleghi milionari lo fanno per hobby…».

Si aspettava il comportamento dell’Inter?
«Ha sbagliato il modo di agire. Marotta lo voleva e Conte lo adora. I club che si affacciavano venivano respinti proprio perché c’era la società nerazzurra. Ma anche il ragazzo voleva conoscere il proprio futuro». 

Impossibile poi dire no ai rossoneri.
«Sandro tifa Milan da quando è bambino. L’operazione con loro mi ha fatto quindi doppiamente piacere: ho anche rispettato una società che ha dato valore ai soldi. Maldini ha dna da Milan e ha tutti presupposti per diventare un grande dirigente».
 
Pure la Roma in questi anni si era interessata al giovane centrocampista.
«Avrei visto Sandro più nella Roma: una bellissima squadra, una città calda. Baldissoni tempo fa mi disse che era un loro sogno, ma adesso non conosco chi si occupa del mercato dei giallorossi. Avevo un ottimo rapporto con Sensi e conosco molto bene Sabatini. Ricordo ancora l’affare Nainggolan: è stato fantastico. Mi sento molto legato alla Roma. Per questo, quando ho venduto il Cagliari, avevo il sogno di comprarla e di risanarla esaltandone le potenzialità, mediante il mio lavoro e la mia esperienza. Ma è rimasto solo un sogno».
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