Mauro Lauricella, figlio del boss Antonino detto «lo scintillone», era un «esperto di discoteche». Per questo sarebbe stato contattato dall'ex bomber del Palermo,
Fabrizio Miccoli, per risolvere una questione legata alle quote societarie di un fisioterapista in un locale a Isola delle Femmine (Pa): il Paparazzi. Una vicenda per la quale l'ex capitano rosanero è finito sotto inchiesta per estorsione aggravata, mentre Lauricella e Gioacchino Alioto sono finiti in manette con la stessa accusa. Secondo gli inquirenti, che indagano dal 2010, il giocatore avrebbe incaricato Lauricella jr di recuperare alcuni crediti proprio perchè sapeva che essendo figlio del boss avrebbe avuto i risultati sperati. Lauricella e Alioto avrebbero poi incontrato, nel 2010, uno dei soci della discoteca in un locale in piazza Kalsa, con altre persone e con metodi tipici dell'associazione mafiosa, sarebbero riusciti a recuperare parte del credito. Alioto, detto Zu Gino, venne citato per la prima volta dal pentito Tommaso Buscetta come uomo al soldo delle famiglie mafiose Sinagra, Spadaro e Marchese. Le indagini su Mauro Lauricella partono dall'inchiesta che portò in carcere il padre nel 2011. Intercettando Mauro Lauricella, gli investigatori sentono una conversazione tra lui e Fabrizio Miccoli, il 22 giugno nel 2010, in cui il giocatore chiede al figlio del boss di occuparsi del recupero di somme.
Anche l'ex giocatore del Palermo Andrea Barzagli, adesso difensore della Juventus, sapeva delle difficoltà dell'ex fisioterapista del Palermo e dell'interessamento di Miccoli. Barzagli è stato sentito dai pm nel 2012 in quanto ex proprietario di una quota societaria della discoteca. Nel 2008, quando si trasferì in Germania, il difensore cedette la sua parte all'ex fisioterapista. Secondo quanto raccontato da Barzagli, sarebbe stato un altro dei proprietari del Paparazzi a informarlo della vicenda dicendo di essere stato minacciato da persone incaricate dal fisioterapista, con il coinvolgimento di Miccoli. Barzagli si tirò fuori dalla vicenda, dicendo di non volere intervenire in una questione che non lo riguardava.
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