I più interessanti riguardano i calciatori. Il suo preferito è Ibrahimovic «l'unico che mi dava la sensazione di poter vincere le partite da solo» e poi si soliti Messi e Cristiano Ronaldo «l'argentino simbolo del talento, il portoghese la macchina perfetta». Restando in serie A non è restato immune dai leader «i rapporti migliori li ho avuti con i carismatici: De Rossi, Bonucci, Zanetti, Diamanti, Gattuso, Stankovic». E sul giallorosso aggiunge «un onore assistere al saluto del romanista. Mi ha colpito il suo abbraccio, sapeva che uscivo dai quadri, mi ha regalato una dimostrazione di stima che mi porterò per sempre nel cuore» e rivela una singolare antipatia «Hamsik per me era insopportabile».
Negli ultimi due anni Mazzoleni come tutti i suoi colleghi ha conosciuto il Var (al quale forse sarà destinato dalla prossima stagione) col quale forse più di altri si è confrontato. «E' un vantaggio per tutti ma resta sempre uno strumento, utilizzato dall'arbitro che è un uomo». E con la "moviola in campo" Mazzoleni rivela che avrebbe potuto evitare uno degli episodi più scabrosi della sua carriera: «Uno degli errori che più mi tormentano - racconta Mazzoleni nell'intervista all'Eco di Bergamo - è un rigore in Juventus-Genoa: lo fischio, chiedo aiuto ai leader in campo, Del Piero che ha subìto il fallo giura che era in area, i genoani sostengono il contrario. Io l'ho visto in area: rigore. La sera vedo le immagini: fuori area di un metro. Bene: oggi, con il Var, a quell' errore si rimedia in pochi secondo». Non è l'unica volta che ammette di aver sbagliato. Anche il suo esordio in serie A venne macchiato: «In Lazio-Treviso 3-1 mi inganna una simulazione di Rocchi. Rigore non determinante per il risultato. A fine partita Mattei, allora designatore, mi abbraccia e mi dice: "Hai diretto benissimo, ma Rocchi ti ha abbindolato. Benvenuto in A"».
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