Mazzoleni: «Fischietto addio. Che bello il saluto di De Rossi. Quella volta che Del Piero mi disse una bugia»

Paolo Silvio Mazzoleni
di Romolo Buffoni
2 Minuti di Lettura
Venerdì 7 Giugno 2019, 16:42
L'ultima immagine sul campo è quella del 26 maggio scorso, quando De Rossi a 10 minuti dalla fine di Roma-Parma lascia il terreno di gioco sfilandosi per sempre la maglia giallorossa e abbraccia l'arbitro con il quale ha trascorso molti dei suoi pomeriggi e serate. Lui è Paolo Silvio Mazzoleni, da quel giorno ex arbitro di serie A costretto a lasciare per raggiunti limiti di età: compirà 45 anni il prossimo mercoledì 12 giugno, 28 dei quali trascorsi col fischietto in bocca per un totale di oltre 200 partite dirette. Un record.. Mazzoleni ha scelto l'Eco di Bergamo, il giornale della sua città, per raccontare parecchi aneddoti sulla sua carriera.

I più interessanti riguardano i calciatori. Il suo preferito è Ibrahimovic «l'unico che mi dava la sensazione di poter vincere le partite da solo» e poi si soliti Messi e Cristiano Ronaldo «l'argentino simbolo del talento, il portoghese la macchina perfetta». Restando in serie A non è restato immune dai leader «i rapporti migliori li ho avuti con i carismatici: De Rossi, Bonucci, Zanetti, Diamanti, Gattuso, Stankovic». E sul giallorosso aggiunge «un onore assistere al saluto del romanista. Mi ha colpito il suo abbraccio, sapeva che uscivo dai quadri, mi ha regalato una dimostrazione di stima che mi porterò per sempre nel cuore» e rivela una singolare antipatia «Hamsik per me era insopportabile».



Negli ultimi due anni Mazzoleni come tutti i suoi colleghi ha conosciuto il Var (al quale forse sarà destinato dalla prossima stagione) col quale forse più di altri si è confrontato. «E' un vantaggio per tutti ma resta sempre uno strumento, utilizzato dall'arbitro che è un uomo». E con la "moviola in campo" Mazzoleni rivela che avrebbe potuto evitare uno degli episodi più scabrosi della sua carriera: «Uno degli errori che più mi tormentano - racconta Mazzoleni nell'intervista all'Eco di Bergamo - è un rigore in Juventus-Genoa: lo fischio, chiedo aiuto ai leader in campo, Del Piero che ha subìto il fallo giura che era in area, i genoani sostengono il contrario. Io l'ho visto in area: rigore. La sera vedo le immagini: fuori area di un metro. Bene: oggi, con il Var, a quell' errore si rimedia in pochi secondo». Non è l'unica volta che ammette di aver sbagliato. Anche il suo esordio in serie A venne macchiato: «In Lazio-Treviso 3-1 mi inganna una simulazione di Rocchi. Rigore non determinante per il risultato. A fine partita Mattei, allora designatore, mi abbraccia e mi dice: "Hai diretto benissimo, ma Rocchi ti ha abbindolato. Benvenuto in A"».
© RIPRODUZIONE RISERVATA