De Rossi verso il rinnovo, dopo la vittoria contro la Lazio si fa largo l'ipotesi di un contratto biennale

Allenatore e proprietà negano contatti, ma il cammino di "DDR" conferma la bontà della scelta dei Friedkin di esonerare Mourinho

De Rossi verso il rinnovo, dopo la vittoria contro la Lazio si fa largo l'ipotesi di un contratto biennale
di Stefano Carina
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Lunedì 8 Aprile 2024, 07:14 - Ultimo aggiornamento: 10 Aprile, 12:18

ROMA Nemmeno ieri, il giorno dopo la vittoria del derby, si è potuto dedicare «al divano, alla birra e alle patatine», godendosi quanto fatto. Non c'è tempo. La Lazio è già un ricordo, per carità piacevole, ma tale rimane. E così, come al solito, è stato uno dei primi a presentarsi a Trigoria e l'ultimo a lasciarla, nel tardo pomeriggio. Il presente di De Rossi si chiama Milan, è l'Europa League. C'è da studiare infatti come fermare lo spauracchio Leao e superare l'ostacolo rossonero. E il futuro? Non può che far rima con rinnovo. Inutile girarci intorno: è il tema principale, quello sul quale si attende che la montagna partorisca il topolino. Perché non dovrebbe essere una sorpresa, un evento eccezionale, ma la semplice conseguenza di chi ha conquistato 26 punti in 11 gare, vincendone 8 (tra cui il derby, che non guasta) e perdendone appena una contro l'Inter schiacciasassi, ha superato due turni di Europa League, rivalutando e rivitalizzando calciatori e ambiente.

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OSPITE A SORPRESA

Daniele ha detto di non amare i finti umili, «perché poi sono quelli che pensano di essere i più bravi».
Del resto il lavoro profuso è sotto gli occhi di tutti. La scelta di non forzare la mano sia da parte sua sia di chi lo assiste è facile da spiegare: non serve. Quello del rinnovo - a meno di sorprese ora poco preventivabili - sarà una conclusione inevitabile. Al di là del quarto posto o meno in classifica. Del resto, la Roma non è arrivata in Champions con uno dei migliori allenatori della storia del calcio, perché dovrebbe diventare la conditio sine qua non per la conferma di Daniele? Per prendere chi, eventualmente, al suo posto? Klopp che lascia il Liverpool? Improbabile. Un altro tecnico esperto come quel Manuel Pellegrini - ospite sabato all'Olimpico per assistere alla stracittadina - che a fine anno dovrebbe salutare in anticipo il Betis Siviglia? Un altro allenatore emergente alla Palladino che però dovrebbe, oltre al grande salto, rapportarsi con una realtà come Roma che non conosce minimamente? Nel progetto che l'ex gm Pinto lasciava trapelare prima del suo addio, traspariva la volontà della proprietà americana di puntare su una rosa più giovane, meno ancorata a tipi di mercati alla ricerca del nome, più leggera a livello di monte-ingaggi. Lo stesso Mourinho, prima dell'esonero, aveva dichiarato che pur di restare alla Roma, sarebbe stato disposto «a lavorare con giovani da far crescere e sviluppare». Difficile, se non improbabile, che lo scenario sia cambiato nel giro di 82 giorni. Tanti, quanti quelli che sono bastati a DDR per cambiare invece la Roma. Per regalarle una speranza - la Champions - coltivare un sogno - approdare ancora una volta in semifinale di Europa League - e un'identità precisa. E allora, forse, tanto vale attendere. Perché se i Friedkin sono stati così chirurgici nello scegliere il ragazzo di Ostia, consapevoli come fosse l'unico allenatore al mondo lo scorso 16 gennaio a poter placare la rabbia popolare, non possono non apprezzare il lavoro sin qui svolto. Poi, se sarà un biennale come da più parti trapela da tempo o un accordo più lungo, poco importa. Il vento soffierà ancora.

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