Piazza di Siena, De Luca: «A Roma per il bis, poi l'Europeo»

Piazza di Siena, De Luca: «A Roma per il bis, poi l'Europeo»
di Piero Mei
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Lunedì 20 Maggio 2019, 13:21
Il primo cavallo fu a dondolo. Ora c’è Halifax, il cavallo del cuore. Ma non solo lui: c’è anche Ensor e «un giovane che porterò a Roma». Si chiama? «Ancora non l’ho scelto» sorride Lorenzo de Luca: a Piazza di Siena (cavalli da domani a domenica) deve “difendere” due cose: la Coppa delle Nazioni che l’Italia risalita in sella ha vinto negli ultimi due anni e il Gran Premio, che Lorenzo ed Halifax hanno fatto loro nel 2018. Un italiano non lo vinceva dal 1994.
JESSICA THE BOSS
Il primo aviere de Luca (volare, ma sugli ostacoli) vive in Belgio, Wolvertem, ai bordi di Bruxelles, selezionato nella squadra di Stephan Conter che l’ha scelto perché «lavora come un tedesco e fa amicizia con i cavalli». Anche con i cavalieri, e le amazzoni: una in particolare. È americana, si chiama Jessica e di cognome Springsteen: la figlia di The Boss. Ovvio che il gossip tenga banco nei discorsi: lui le domande le salta come “il verticale” che fece impazzire l’adrenalina sua e quella del pubblico romano, l’ultimo ostacolo del Gran Premio 2018. Ascolta musica per concentrarsi? «Una volta lo facevo». Bello l’ultimo disco di Springsteen, con il cavallo in copertina. «Bellissimo». Tutto qua. A insistere si cucirebbe la bocca. Ha ragione: sono fatti suoi. A diciannove anni, dopo giornate intere passate nel piccolo maneggio di Gianni Negro, ha preso il motorino, l’ha caricato sul treno ed è partito a lavorare cavalli a Modena: cavalli e scuderia. Il papà, piccola impresa edile, e la mamma, lavora in un supermercato, l’hanno lasciato andare, però senza promettere sostegno, se non morale. La prima volta che era andato a Verona, Fieracavalli, gli era parso di entrare in un luna park. Con i cavalli veri, mica quelli della giostra. Poi il Belgio come base e il mondo come casa: «C’è un 5 stelle? A settimana». Non è politica, è la categoria sportiva super. Per non fare proprio tutta la stagione, quest’inverno è andato in America, in Florida: scelta tecnica o sentimentale? «Tutte e due». E bocca cucita.
CAVALIERI E AMAZZONI
Nel ranking mondiale è al numero 18: è stato anche il 2. Tra i cavalieri una ammirazione speciale per Marcus Ehning, un oro olimpico e svariati europei. «Obiettivo oro, certo. Quest’anni a Rotterdam ci sono gli Europei: passa da lì la qualificazione per Tokyo». Un ostacolo per volta. L’equitazione è uno sport misto: ci si resta male ad essere battuti da una donna? «Non è uno sport di forza, ma di sensibilità, di feeling: quindi non conta il sesso di chi è in sella. La prima volta che me l’hanno chiesto è stata anche la prima volta che ho pensato che gareggiavamo insieme. Non ci avevo fatto caso: era naturale fin dal primo giorno». Come il bambino tedesco cui chiesero «ci sono immigrati in classe tua?» e rispose «no, solo bambini». Ma forse ci si resta male se la donna è americana? «E basta…».
ZERO PRESSIONE
Saltata anche questa, come la domanda: ma Roma dà una pressione in più dopo il 2018 vincente?. «Sono abbastanza forte, una semiroccia. E poi le sconfitte sono più delle vittorie e o ti rafforzi o ti rafforzi…». «L’importante è essere scelto dai cavalli». Perché de Luca rovescia l’idea: non è il cavaliere a scegliere i cavalli, ma viceversa. Devono fidarsi. Halifax, che a 12 anni è già papà, sembra aver scelto Lorenzo.
RE ROGER
Altri sport a parte i cavalli? «Mi piace il tennis». Federer, Djokovic o Nadal? «Che domanda! Federer». Naturalmente.
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