A Las Vegas c'è la notte di giganti: Fury contro Wilder, atto terzo

A Las Vegas c'è la notte di giganti: Fury contro Wilder, atto terzo
di Gianluca Cordella
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Sabato 9 Ottobre 2021, 00:30

Tutta colpa di Anthony Joshua. È inutile girarci intorno: la sfida di questa notte tra Tyson Fury e Deontay Wilder un po’ di appeal lo ha perso. Non perché la cintura mondiale dei pesi massimi WBC non abbia valore o perché i due campioni che si sfideranno per la terza volta siano bolliti o demotivati. Ma, semplicemente, perché il derby Made in Uk per la riunificazione delle cinture stuzzicava assai. Joshua contro Fury sarebbe stato una specie di Superclasico in salsa british, un River Plate contro Boca Juniors d’Oltremanica, il campione olimpico filosofo che sfida il gitano figlio del popolo. E invece niente. Perché - a incontro fissato, c’erano già le firme sui contratti - prima Fury si è fatto trascinare in tribunale da Wilder (per la verità senza troppa resistenza) che pretendeva la terza sfida. E poi, soprattutto, Joshua ha messo ancora benzina nel serbatoio dei suoi detrattori andando a perdere davanti ai 60 mila spettatori del New White Hart Lane contro l’ucraino Oleksandr Usyk. Che ora, con il suo record immacolato di 19 vittorie su 19, si gode le cinture di campione WBA, IBF, WBO e IBO. Ragion per cui, che Fury abbia la meglio oppure no, il sapore adrenalinico di quel Superclasico british sembra annacquato in un dedalo di rivincite e di accordi.

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«Questo signore qui mi è costato qualche sterlina». Tyson Fury la voglia di scherzare e provocare non la perde mai. Ma la battuta amara è veritiera. Il derby voluto dagli sceicchi in Arabia Saudita avrebbe generato reddito per i due protagonisti per qualcosa come 250 milioni di dollari. Mentre il mondiale in programma alla T-Mobile Arena di Las Vegas (diretta dalle 3 su Sky Sport Primafila e LiveNow) ne garantirà “soltanto” una quarantina al Gipsy King e meno di una trentina al Bronze Bomber.

Al netto degli incassi derivanti dalla pay-per-view, che andranno divisi al 60 e 40% tra campione e sfidante.

Comunque, bando alla nostalgia canaglia per quello che avrebbe potuto essere. Perché la sfida del Nevada è tutt’altro che banale. Dopo il pari della prima sfida e la vittoria di Fury nel rematch, i due pesi massimi portano a dama la più classica delle trilogie della boxe. «È ossessionato da me, pensa a me anche quando va a dormire con sua moglie», ha provocato il campione in carica. Estremizzazioni a parte, qualcosa di vero c’è. Perché prima del ritorno di Fury dal baratro delle dipendenze, della positività e del ritiro della licenza. Wilder era l’indiziato numero uno per il tentativo di riunificazione delle cinture, con il suo attuale record 42-1-1 sporcato solo dal pugile di Manchester che fa ancora paura, specie per i 41 ko che hanno contraddistinto le vittorie. Fury invece è ancora imbattuto, 30 vittorie (21 ko) e un pari, ed è leggermente favorito secondo i quotisti. La deviazione della riunificazione delle cinture, però, rischia adesso di produrre percorsi imprevedibili. La WBC pretende che il vincitore di questa sfida affronti Dillian Whyte, che di questa sigla è campione dei pesi massimi ad interim. Mentre, dall’altra parte, Usyk sembra intenzionato a concedere la rivincita a Joshua. Tutto può ancora cambiare. Meglio pensare solo allo spettacolo di Las Vegas e basta.

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