Massimo Stano: «Dopo Tokyo voglio l'oro anche al Mondiale»

Massimo Stano: «Dopo Tokyo voglio l'oro anche al Mondiale»
di Giacomo Rossetti
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Sabato 16 Ottobre 2021, 00:28 - Ultimo aggiornamento: 08:53

Massimo Stano potrà camminare ancora per migliaia e migliaia di chilometri nella sua vita, ma quelli percorsi in Giappone resteranno i più importanti di tutti. Il marciatore pugliese, oro olimpico nella 20 km due mesi fa a Sapporo, non vede l’ora di tornare a consumare l’asfalto sotto le suole delle scarpe in giro per il mondo. La gloria non l’ha cambiato, semmai gli ha fatto venire ancora più voglia di metalli preziosi. Il ventinovenne atleta di Grumo Appula, orgoglio delle Fiamme Oro è pronto a confermarsi in altri palcoscenici.

Quale è la prima immagine che le viene in mente se pensa ai Giochi?
«Sicuramente il taglio del traguardo: era la mia prima Olimpiade, vincerla è stato unico.

Non riuscivo a crederci, sembrava un sogno: lavori tutta la vita per quell’obiettivo, e quando lo raggiungi ti sembra un po’ strano. Ci ho messo tre settimane a realizzarlo completamente!».


Con l’oro olimpico, è arrivata anche la fama: è come se l’aspettava?
«In effetti ora qualcuno che mi riconosce in giro si trova (sorride, ndr). E’ una sensazione piacevole, vuol dire che tante persone hanno seguito la mia gara, nonostante la marcia sia sempre stata una disciplina un po’ bistrattata. Per me essere fermato dalla gente è un motivo d’orgoglio».


Come ha staccato la spina dopo l’impresa in Giappone?
«Sono andato in crociera per le isole greche con mia moglie e mia figlia. La prima tappa è stata, ovviamente, Olimpia».


Le scorie della finale le sono rimaste a lungo nelle ossa e nei muscoli?
«Il contrario: la fatica di Sapporo è svanita subito. Ne avevo fatta talmente tanta in allenamento, che il momento della gara è stato solo ‘la firma’».

 


Molti si sono soffermati sul fatto che lei sia il primo atleta azzurro di fede islamica.
«Sono le notizie che fanno più scalpore, è normale che i giornali ne parlino. Non lo trovo questo gran problema, per quanto mi riguarda».


Come è vivere in Italia da musulmano convertito?
«Perfettamente normale: la religione si pratica a casa, non cambia molto dall’essere cristiano».


Sapporo non è stato un punto di arrivo: quali sono i prossimi obiettivi?
«Tanti. A fine marzo avremo i mondiali a squadre in Oman, senza dimenticarci poi dei Mondiali a luglio e degli Europei ad agosto. Non vedo l’ora di riprendermi ad allenare, voglio gareggiare: di certo non mi fermo alle Olimpiadi».


Da chi si dovrà guardare la medaglia d’oro di Tokyo 2020?
«Dai giapponesi, sono fortissimi. In questi anni il livello generale degli atleti che fanno la 20 km maschile è diventato veramente altissimo: in ogni gara si può arrivare primi e al tempo stesso quindicesimi».
Lei ha ancora tanti anni di carriera davanti, ma le capita mai di pensare a quello che verrà dopo?
«Vorrei fare il poliziotto cinofilo, non l’allenatore. Mi piacciono moltissimo gli animali, in particolare i cani, gli amici fedeli dell’uomo».


Lei viene da una Regione che quest’anno ha regalato tante gioie all’Italia.
«La Puglia è andata veramente fortissimo! L’oro di Vito Dell’Aquila nel taekwondo e l’argento di Luigi Samele nella sciabola, due medaglie arrivate entrambe da miei conterranei il primo giorno di Tokyo 2020, mi hanno caricato moltissimo».


La sua impresa farà da traino per tanti ragazzi che si avvicineranno al mondo dell’atletica per la prima volta.
«Se la specialità in questione fosse la marcia sarei ancora più contento, però l’importante è che inizino a fare sport in generale, perché insegna a vivere».

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