Augusta National, taglio superato per Lorenzo Gagli nel ruolo di caddie

Caddie di José Maria Olazabal

Lorenzo Gagli
di Stefano Cazzetta
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Sabato 13 Aprile 2024, 11:02

Taglio superato per rendere ancora più indimenticabile l’esperienza. Lorenzo Gagli, 38 anni, fiorentino, con un buon passato sull’European Tour e un futuro da decifrare, ha potuto finalmente calpestare fairway e green dell’Augusta National. Certo, lo ha fatto nel ruolo di caddie di José Maria Olazabal, che di Masters ne ha vinti 2, invece che da giocatore, ma soddisfazione ed emozione sono assolutamente palpabili.

Piccola soddisfazione aggiuntiva, quella di essere comunque l’unico italiano in campo in questa 88ma edizione del Masters.

Alla fine di 18 buche, la fatica si fa sentire. E hai voglia a togliere il superfluo dalla sacca del giocatore: l’Augusta National si conferma percorso difficile sia per la mente che per il fisico, con tutte le trappole che nasconde e i saliscendi della sua conformazione. Ma quello che ti resta dentro, ti ripaga ampiamente.

L'intervista

«La realtà che vivi dal vivo supera ogni aspettativa. E’ tutto perfetto, bellissimo, incredibile»: ecco la sintesi di tante emozioni.
Le è venuta mai voglia di tirare lei un colpo al posto di Olazabal?

«Più di una volta, le tentazioni di questo campo sono infinite. Ma non è stato possibile…». 
Come è nata l’idea di venire qui come caddie?

«Io e Josè ci conosciamo da tantissimi anni. Mi ha sempre invitato alle sue proa-am. Quando ha avuto bisogno di qualcuno che lo assistesse sulla sacca, gli è stato proposto il mio nome. L’esperienza di Augusta non è la prima, abbiamo già lavorato insieme tre volte sul Champions Tour. Confesso che è un ruolo che mi piace».
Grazie soprattutto a un buon secondo giro, taglio superato a +6. Mica male considerati i nomi dei campioni tornati a casa.

«Soddisfazione doppia: l’Augusta National è diventato un campo troppo lungo per un giocatore come Josè. Ma lui conserva un’invidiabile voglia di lottare e di competere ad alti livelli. Con green così, bisogna far arrivare la palla sempre dall’alto. Cosa possibile per chi usa un ferro, magari anche un wedge, più complicato per chi doveva ricorrere a un ferro 4 se non addirittura a un legno. Nel gioco corto, però, non teme paragoni. Nel primo giro, purtroppo non aveva funzionato il putt e ciò aveva pesato molto sul risultato».
Parliamo di lei. E’ vero che ha deciso di dire basta alla carriera di giocatore?

«Ancora no. Il problema è che ho una pessima carta anche sul Challenge Tour, quindi gioco poco. Ma voglio ancora riprovarci: fare buoni risultati in qualche gara e poi provare a tornare in alto attraverso la Qualifying School. Se ci riuscirò, bene, altrimenti mi dedicherò completamente al piano B, cioè all’insegnamento nel mio campo che è La Bagnaia».

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