Leonardo Fioravanti: «Il 2021 sarà la mia onda perfetta»

Leonardo Fioravanti: «Il 2021 sarà la mia onda perfetta»
di Emiliano Bernardini
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Venerdì 14 Agosto 2020, 09:30
Lo sguardo sempre fisso verso l’oceano. Alla ricerca dell’onda. Magari meglio se perfetta. Leonardo Fioravanti, bambino prodigio del surf è cresciuto. Oggi è un campione. Ma i suoi occhi sono rimasti gli stessi di quando, a Cerveteri dove è nato, aspettava che il traghetto partisse alle 7 del mattino e creasse le prime onde da cavalcare. Ora è a Ericeira, in Portogallo, la capitale europea del surf. Dalla terrazza della sua casa vede l’oceano. Ieri non era buono. «Devo comprarmi un binocolo per vedere meglio» scherza Leonardo. 
William Finnegan, nel suo Giorni selvaggi che nel 2016 gli è valso il Premio Pulitzer dice che “Le onde sono il campo da gioco. Il fine ultimo. Ma sono anche l’avversario, la nemesi”. Per lei cosa sono?
«E’ una definizione che mi piace. Le onde possono essere migliore amiche o peggiore nemiche. In acqua ho vinto gare e pianto per infortuni. L’oceano va sempre rispettato perché da un momento all’altro ti butta giù».
E il surf che cos’è?
«Il surf è uno stile di vita. Da quando ho 15 anni e ho capito che stava diventando realtà e da lì mi sono posto obiettivi. Gli sponsor, come Red Bull, mi hanno permesso di viaggiare in tutto il mondo. Ho conosciuto un numero enorme di persone, scoperto religioni differenti imparato 5 lingue. Il surf mi ha dato e mi darà sempre tutto».
Se guarda oltre la linea dell’orizzonte cosa vede?
«Le Olimpiadi. Sono un grandissimo obiettivo (tradotto un grandissimo sogno, ndr). E che posso raggiungere. Poi vorrei diventare campione del mondo, ma servono ancora 4 o 5 anni».
Da quando ha 8 anni che gira per il Mondo e non ha ancora smesso: qual è davvero la sua casa?
«Sto costruendo una serie di piccoli nidi in giro per il mondo. E’ difficile averne un posto fisso. Così in ogni posto dove sto cerco di avere un luogo mio che posso chiamare casa».
Ci sono stati momenti difficili per cui ha pensato di dire basta?
«Mai. Ma ci sono stati tanti momenti bui, come quando mi sono rotto una vertebra sbattendo sulla barriera corallina».
C’è qualcosa di cui ha davvero paura?
«Quando vedo un’onda molto grande sì c’è la paura ma si trasforma subito in adrenalina. La paura vera è altro.
Sulla sua tavola c’è spesso disegnato il Re Leone, come mai?
«Il leone rappresenta la mia filosofia di vita. Ha grinta, non molla mai. Nulla lo ferma».
Quando gareggia usa il numero 46, un omaggio a Valentino Rossi?
«Sì, sono un suo grande fan. Nel 2017 quando mi sono qualificato nel circuito mondiale dovevo scegliere un numero e ho pensato al 46, gli ho anche chiesto se potevo usarlo. Lui mi ha risposto: «Vai e rendimi fiero». Ma il 46 è anche l’anno in cui l’Italia è diventata una Repubblica e poi 4+6 fa 10. Numero perfetto».
Lei ha detto che il surf è come la moda, che vuole dire?
«Devi seguire il tuo stile per importi. Per emergere. Per ispirare i giovani surfisti».
Lei è già d’ispirazione per molti giovani
«E’ bellissimo. Un grande orgoglio. Non esiste solo il calcio, il surf è uno sport bellissimo. Nei prossimi dieci anni mi piacerebbe non essere più l’unico italiano». 
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