Filippo Tortu: «Sono tornato. Prima degli assoluti non avevo mai corso una curva nei 200 così velocemente»

L’orgoglio di essere accostato a Mennea e i complimenti di Jacobs dopo l’ottima prestazione sui 200: il velocista azzurro si racconta

Filippo Tortu: «Sono tornato. Prima degli assoluti non avevo mai corso una curva nei 200 così velocemente»
di Sergio Arcobelli
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Martedì 1 Agosto 2023, 00:11 - Ultimo aggiornamento: 19 Settembre, 16:48

In quell’esultanza c’era tanta, tanta rabbia, di chi vuole spaccare il mondo. Quel 20”14 corso da Filippo Tortu nei 200 metri domenica agli Assoluti di Molfetta - non lontano dalla Barletta di Mennea - sa di liberazione a poche settimane dal Mondiale di Budapest (19-27 agosto). «Quasi me ne vergogno un pochino, di come ho reagito - racconta il campione olimpico di staffetta - Ma fa parte dello sport. Con tutta quella adrenalina in corpo, poi è stata difficile gestirla. Perché venivo da un periodo complicato, facevo fatica a trovare continuità, ad ottenere dei risultati. Quell’esultanza era dovuta alla felicità di aver corso così bene». Ovvero la terza prestazione in carriera, per il velocista brianzolo, inferiore soltanto al 20”10 della semifinale mondiale di Eugene 2022 e al 20”11 del meeting di Nairobi 2021.
 

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Filippo, non l’avevamo mai vista esultare così. Addirittura si è strappato la maglietta.
«Sì, è vero. Ma è stata una settimana impegnativa. Dopo la lussazione alla spalla a Grosseto (al termine della sua frazione nella 4x100 metri, ndc), sembrava che non potessi correre a Molfetta. Ma mi sono allenato tre volte al giorno tutta la settimana per farcela per gli Assoluti. Ero veramente molto carico. E poi ho tagliato il traguardo euforico».
Riguardando la sua gara, che sensazioni ha avuto?
«È stata una bella gara, ho corso bene e non ho fatto grossi errori. Sono contento di quello che ho fatto. Già la sera l’avevo archiviata quando sono andato a letto. Sto pensando ai mondiali. Sono in aeroporto per andare in Sardegna a prepararmi per Budapest».
Ha disegnato una curva incredibile.
«Ho corso solo due volte i 200 metri meglio di Molfetta, e in quei casi avevo corso più veloce il rettilineo. Una curva così veloce non l’ho mai fatta».
La spalla le dà ancora fastidio?
«La spalla è un pochino indolenzita, però sono sulla via della guarigione completa. Ho ancora qualche movimento limitato. A correre non mi dà fastidio. In batteria un po’ mi ha dato un po’ fastidio, in finale ho cercato proprio di non pensarci e sono riuscito a mettermi normale sul blocco».
Sul podio le hanno consegnato il Trofeo Pietro Mennea. Anche se quello sbagliato, all’inizio…
«Sì, c’era stato un errore e mi hanno dato quello delle donne e alla Kaddari quello degli uomini. Poi io e Dalia ce lo siamo scambiati, abbiamo rimediato».
Vincere il trofeo Pietro Mennea che effetto le ha fatto?
«È stato un bel modo di festeggiare. Prima di correre, io non penso mai ai trofei in palio. Sono sempre molto concentrato su quello che devo fare. Però poi una volta sul podio, mi sono goduto anche questo bell’omaggio nella sua terra. È stato fantastico».
Sentiva di essere vicino alla sua Barletta?
«Sì, per tutta la gente che c’era e che mi ha aspettato per fare foto, autografi. Sono andato via dal campo dopo un’ora e mezza. Però mi ha fatto piacere. In molti nominavano Pietro e mi dicevano di averlo visto correre ed erano felici che avessi vinto io. L’affetto della gente lo sento da tanti anni, da quando ho iniziato».
E le critiche, invece?
«C’è sempre qualcuno che vuole andare contro. E non aspetta altro. Ma fanno parte del mestiere».
Come le affronta?
«Quando sono giuste e pensate, a me non danno fastidio. Ma quando sono fatte per ferire e far male, allora quelle non le considero. Anche se mi fanno rabbia. Cerco di non leggere i commenti sui social, anzi mi estraneo. Capisco come si possano sentire per esempio i calciatori: si fa prima a parlare male che a parlare bene».
Il crono di Molfetta le dà una prospettiva in più in chiave Mondiale?
«È un risultato che dà fiducia, però non cambia nulla su quelli che sono i miei obiettivi di inizio anno: ossia andare in finale al Mondiale e scendere sotto i 20”. So bene che ci sono tanti atleti più accreditati di me, ma io vado con la stessa testa e magari con un po’ più di fiducia che non guasta».
Ci sarà anche la staffetta al Mondiale, dopo il gran tempo ottenuto a Grosseto insieme a Roberto Rigali, Lorenzo Patta e Samuele Ceccarelli.
«Era una staffetta inedita, ma ormai è da tanti anni che ci alleniamo con i cambi ed eravamo pronti. È stato molto bello correrla veloce con loro. Adesso, speriamo di arrivare tutti interi e di recuperare chi è fermo ai box, così da presentare una squadra il più possibile competitiva a Budapest».
Lei sarebbe disposto a non correre in ultima frazione?
«Quando nel 2017 ho iniziato a fare la staffetta con questo gruppo, ho detto che avrei fatto dalla prima alla quinta frazione se fosse servito. La squadra sta davanti a tutto quando si parla della 4x100».
Molto dipenderà dalla presenza di Jacobs.
«Ci siamo sentiti, mi ha anche scritto per farmi i complimenti. Il pensiero più che per la staffetta va per lui. La speranza è quella di vederlo in pista sia nella gara individuale che in staffetta. Mi auguro possa risolvere al più presto i suoi problemi».
La sua Juve non farà la Conference.
«Senza coppe, l’obiettivo deve essere quello di vincere lo scudetto».
Le mancherà Cuadrado, il suo giocatore preferito?
«Mi piaceva tantissimo e mi dispiace vederlo all’Inter, ma nel calcio è così».
E Lukaku?
«Preferirei tenere Vlahovic».
L’inizio della Serie A coincide con quello dei Mondiali di atletica.
«Speriamo che la Juve non giochi quando devo correre, sennò non so come fare...».

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