Qualcuno ha minacciato di non correre.
«Vedremo se manterranno la parola...».
Intanto gli organizzatori stanno vagliando l'ipotesi di eliminare il tracciato nel deserto. Ma bisognava andare nel deserto per assegnare una maglia iridata?
«Assolutamente no. Purtroppo i soldi fanno fare qualsiasi cosa. Si è preferito guardare soltanto l'aspetto economico dimenticando quello tecnico, che dovrebbe essere il più importante quando si parla di un Mondiale».
Qual è il pensiero dei suoi ragazzi?
«L'idea del Qatar non è mai piaciuta, ma siccome la scelta è stata fatta non resta che correre e dare il meglio».
Se verranno eliminati i chilometri nel deserto aumenteranno quelli del circuito finale: cosa cambierebbe a livello tecnico?
«La gara diventerebbe molto simile a una kermesse e quindi diversa da quella in linea. Allora dovremo fare allenamenti specifici, insomma una situazione non bella e non semplice da controllare».
Un Mondiale piatto piatto e con tanto caldo?
«Proprio così, dove vincerà un velocista e nel quale il fattore climatico potrebbe avere un'incidenza determinate. Fra dieci giorni si correrà, quindi vorremmo sapere subito se ci saranno delle novità sul circuito».
Come vi state preparando per questo appuntamento?
«Abbiamo svolto un periodo di ritiro in Veneto, lunedì partiremo per Doha».
Con quali possibilità?
«Di certo gli azzurri non saranno tra i favoriti in quanto i velocisti più accreditati avranno nomi diversi dai nostri. L'Italia dovrà cercare di far saltare i programmi degli avversari ed essere comunque protagonista. Su questo posso garantire».
Perché ha chiamato l'ex sprinter Alessandro Petacchi a collaborare nella preparazione della rassegna iridata?
«È stato un grandissimo velocista, i suoi consigli saranno utili per i nostri giovani».
Qual è il suo favorito?
«Dico ancora Sagan».
Nonostante la presenza dei migliori come Cavendish, Kittel, Bouhanni, Greipel?
«Sì, perché Sagan ha dimostrato di poter tenere testa a tutti anche in una volata di gruppo. Dopo quasi duecentocinquanta chilometri, e con quel caldo, lo slovacco può centrare il bis. È il più forte di tutti, un vero fenomeno. A noi italiani il compito di fare la sorpresa».