Tony Award, “Lehman Trilogy” di Stefano Massini è la migliore opera teatrale

Vince il progetto visionario in tre parti

Tony Award, “Lehman Trilogy” di Stefano Massini è la migliore opera teatrale
di Katia Ippaso
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Lunedì 13 Giugno 2022, 09:30 - Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 11:24

Ha tutta l’aria del sogno americano, ma è un sogno che si radica nel lavoro minuzioso di un italiano talentoso e umbratile che ha costruito alcuni fa, nel silenzio della sua casa nella campagna toscana, una miracolosa architettura teatrale di respiro epico sul crollo della Lehman Brothers. Un progetto visionario in tre parti che dal 2015 ad oggi ha fatto molta strada. The Lehman Trilogy di Stefano Massini conquista oggi gli Usa con cinque Tony Award, cioè cinque Oscar del Teatro. Un’opera sulfurea, avvincente e libera che, dopo le otto nomination, porta a casa il Tony Award come migliore opera teatrale, il prestigioso riconoscimento che viene assegnato ogni anno alle migliori produzioni di Broadway. “The Lehman Trilogy” conquista anche il primo premio per la miglior regia Sam Mendes (premio Oscar per The American Beauty, 2000), per l’attore protagonista (Simon Russell Beale), per le scene e le luci (Jon Clark). L’unico premio che non è stato portato a casa è, in sintesi, quello relativo alla composizione sonora. Perché le altre due nomination riguardavano Adam Godley e Adrian Lester, due eccellenti attori che facevamo parte del cast, battuti da Beale. Insomma, il massimo a cui potesse aspirare lo spettacolo andato in scena a Broadway erano sei Toni Award. Ne ha ottenuti cinque.

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Un risultato fragoroso per un’opera scritta da un italiano su una storia tutta americana: per ricostruire il crollo dei Lehman Brothers, il 46nne drammaturgo fiorentino ha studiato le loro vite dall’11 settembre del 1844, quando i fratelli Lehman arrivarono dalla Germania in America sulla nave Burgundy per impiantare in Alabama un negozio di stoffe, fino al crac del 2008 a New York, la più grande bancarotta bancaria della storia.

Grazie al successo dell’opera (pubblicata in Italia da Einaudi e tradotte in molte lingue), è stato già annunciato che The Lehman Trilogy diventerà presto una serie televisiva prodotta dalla Fandango di Domenico Procacci. Non è ininfluente capire da dove ha origine tutto ciò. All’inizio del 2015, poco prima che la sua Lehman Trilogy andasse in scena il 29 gennaio con la firma registica di Luca Ronconi (il suo ultimo spettacolo prima della sua morte, avvenuta pochi giorni dopo, il 21 febbraio) e l’interpretazione di Massimo Popolizio, Fabrizio Gifuni e Massimo De Francovich nei ruoli principali, Stefano Massini ci raccontò la genesi del suo testo e il modo con cui aveva approcciato la materia: «Se io scendo per strada e sulla mia strada incontro un funerale, non ho nessuna forma di partecipazione emotiva rispetto a quello che sta avvenendo. Invece, se qualcuno mi si accosta e comincia a raccontarmi qualcosa sulla persona che è morta, ci sono alte possibilità perché quella cerimonia funebre cominci ad avere per me un valore diverso. Più la persona mi darà dettagli sulla vita del morto, e più io mi appassionerò a quella vicenda funebre. Ecco, questo è Lehman Trilogy. Tutti sanno che ad un certo punto è fallita una banca chiamata Lehman Brothers ma nessuno sa che cos’era quella banca. Il mio compito è quello di informare, affinché la cerimonia funebre acquisti un valore completamente diverso. Perché ho scelto Lehman? Perché c’è qualcosa di molto più importante della storia del fallimento di una banca. C’è la storia della fine di un sistema. E questo, da un lato, rende la storia esemplare, paradigmatica, e dall’altra la rende titanica».

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