Enzo Iacchetti: «Così gioco con le canzoni di Gaber»

Enzo Iacchetti: «Così gioco con le canzoni di Gaber»
di Paola Polidoro
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Lunedì 7 Aprile 2014, 10:59 - Ultimo aggiornamento: 18 Aprile, 13:08
La tv in bianco e nero e quella colorata, coloratissima, addirittura ultra cromatica e ultra tridimensionale.



Questi due opposti si fronteggiano nella proposta teatrale che Enzo Iacchetti porta a Lo Spazio nei prossimi due titoli in cartellone. Fino al 27 è in scena Chiedo scusa al signor Gaber, omaggio al Gaber degli anni Sessanta, quello appunto in bianco e nero, di Barbera e Champagne e Torpedo blu. Ogni due canzoni, un monologo sull’attualità scritto con Giorgio Centamore, come il teatro-canzone vuole. Poi, dal 6 maggio, arriva E’ tutto uno show. Come Erika e Omar, un musical interpretato da dodici giovani che fanno il verso al mondo popoloso dei talk show basati su plastici e ricostruzioni dei fatti, su dialoghi che «fanno diventare ricchi criminologi e psicologi e trasformano gli assassini in miti da emulare».

Così Iacchetti spiega perché ha accettato la sfida di un musical che finirà per parlare, anch’esso tutto sommato, di una delle storie italiane più sviscerate degli ultimi anni. «Quando mi hanno fatto vedere il copione ho detto “se facciamo questa cosa in teatro ci ammazzano”. Tobia Rossi, il ragazzo di 24 anni che ha scritto il testo e che è di Novi Ligure, mi ha spiegato che non è il racconto della disgrazia, ma la storia di come è cambiato dopo i fatti di Erika e Omar il paese in cui stava crescendo. Lo spettacolo è pervaso di humour nero».



Come è cambiata la tv da Gaber a oggi?

«Fino a cinquant’anni la tv fa era avanguardia, quarant’anni fa era bella, trenta sperimentava, venti invitava a sedersi a guardarla, dieci anni fa si è data via e ora sta affondando».



Con “Chiedo scusa al Sig. G” lei gira l’Italia da tre anni e arriva per la prima volta a Roma.

«Tutti “devono” parlare di Gaber. Lo fanno in tanti e ripetono pedissequamente i suoi spettacoli. Io sono stato amico di Gaber e non ho mai voluto mettere in scena le sue cose perché sono l’unico che può farlo. Mi diceva: “Non fare cose banali anche se ti pagano molto”. Qui ho fatto uno “scempio”: ho distrutto le sue canzoni magiche, le ho riarrangiate e contaminate con Zucchero e Jovanotti, per esempio, con Jannacci e i cori alpini. Il tutto con la Witz Orchestra e Marcello Franzoso».



Chi è stato Gaber?

«L’antesignano del grillismo: nel senso che stando dentro le situazioni già denunciava, venti anni fa, il marciume della politica. Entrambi ustionano, certo che poi sono diversissimi, non voglio fare paragoni. Nella commedia dell’arte i comici usavano il grottesco per denunciare il malcostume. Oggi se lo fai denunciano te, e spesso capita anche di dover pagare. Dico subito che lo spettacolo su Erika e Omar non è sulla vicenda in particolare ma sulla tv in generale. Avrebbe potuto chiamarsi solo “E’ tutto uno show”. Non vedrete sangue e non sentirete gridare».



Per la prima volta dirige un musical.

«Dato che sono uno che canta per me la regia è disperatamente attraente… Un po’ come quando un calciatore invecchia e fa l’allenatore».