Appia, svelato il Circo di Commodo
La ricostruzione dopo anni di indagini

Appia, svelato il Circo di Commodo La ricostruzione dopo anni di indagini
di Laura Larcan
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Sabato 3 Gennaio 2015, 05:57 - Ultimo aggiornamento: 13 Gennaio, 19:59

La prima sorpresa l'hanno fornita le foto aeree ad alta risoluzione. Risultati della sofistica tecnica dell'aerofotogrammetria che restituiscono l'esatta planimetria. Poi, gli scavi hanno regalato altre suggestioni: non solo l'identificazione delle strutture dei “carceres”, ossia i blocchi di partenza per le corse di bighe o cavalli, ma anche un kit da chirurgia di pronto soccorso legato ad una sorta di ambiente infermieristico, strategico per chi si feriva durante le gare.

Ed è così che l'équipe di archeologi guidata da Rita Paris, della Soprintendenza ai beni archeologici, ha finalmente ricostruito il Circo di Commodo (161-192 d.C.) nella Villa dei Quintili sull'Appia Antica.

7700 SPETTATORI

Un monumento fino ad oggi ipotizzato (vagheggiato come ippodromo da antiche carte) ma che ora rivela l'esatta struttura architettonica, comprese le attività ad esso collegate. È lungo oltre 400 metri (solo l'ingombro interno) e sulle gradinate potevano sedere fino a 7700 persone.

Simile al vicino Circo di Massenzio sull'Appia (lungo 520 metri, per una capienza di 10mila spettatori), che potrebbe averne preso spunto in un'ideale competizione tra imperatori. Al centro della pista correva per duecento metri la spina, il muro che separa i due rettilinei (da considerare che la spina dello Stadio di Domiziano, l'attuale piazza Navona, è di 276 metri). Un monumento imponente che oggi purtroppo rientra in parte nella confinante proprietà privata. Ruolo chiave sulla ricostruzione del circo lo gioca ora la torretta a base quadrata in laterizi (alta 6 metri), che spicca presso la grande cisterna e non lontana dalla residenza imperiale. E solo ora gli studiosi Riccardo Frontoni e Giuliana Galli ne hanno chiarito il sistema. Si tratta di una delle due torrette che definivano i “carceres”, ossia la linea di partenza per le corse delle bighe, quadrighe o cavalli. Proprio nei pressi della torretta, Frontoni ha condotto lo scavo, riportando alla luce l'originaria pavimentazione del circo in mattoni. E non manca anche un aneddoto: «Sulle fondazioni della torre ho trovato un bicchierino - ricorda Frontoni - come se fondando l'edificio avessero brindato». Ma soprattutto ha rinvenuto una serie di strumenti da medico chirurgo provenienti da un laboratorio collegato al circo. «Alcuni di questi sono strumenti da medico specialista per l'occhio e l'orecchio», aggiunge la Galli. «La torretta coincide con uno dei due estremi della linea di partenza - dice Galli - che è curva per permettere di avere lo stesso percorso, visto che in fondo alla pista c'è poi la curva». Le strutture murarie rivelano una datazione precedente a Commodo, ma con lui il monumento viene ristrutturato in modo magniloquente.

LE 4 FAZIONI

Un indizio importante per gli archeologi sono stati anche i mosaici delle terme dei pretoriani di Commodo, nell'area di Santa Maria Nova, dedicati ai cavalli simbolo delle quattro fazioni del circo. D'altronde, la stravaganza di Commodo è assai nota. Sui suoi gusti viziosi gli storici hanno tramandato fior di retroscena. E la Villa dei Quintili sembra davvero intrisa della sua personalità. Elio Lampridio, nella Historia Augusta, tra III e IV secolo, lo descrive come un istrionico oltre che crudele e lussurioso. Gli piaceva partecipare alle corse circensi, oltre che recitare a teatro con i capelli lumeggiati d'oro e lisciati, o scendere nell'arena semi-nudo per combattere come un gladiatore. «Lampridio fa un ritratto molto pesante di Commodo - riflette la Galli - anche perché lui si era inimicato il Senato e tutta la “stampa” dell'epoca, al contrario di Augusto». Anche lui dittatore non da meno, ma con più astuzia e diplomazia. Prossimo obiettivo, ora, trovare le scuderie del circo. Ma è solo l'ultima di una serie di rinvenimenti in questa villa-città di Commodo. Come il laboratorio di un mastro pittore con i vasetti ancora pieni di pigmenti turchese e rosso. O una decina di chiavi (stavano in una stanzetta di servizio degli appartamenti) del cosiddetto “magister claviarus” che soprintendeva alla chiusura delle porte della villa. Tutti reperti che Rita Paris ha voluto restaurare per renderli visibili al pubblico nel nuovo allestimento dell'Antiquarium della Villa dei Quintili. Che domani sarà accessibile gratuitamente per la prima domenica del mese.