Massimo Ranieri presenta l'album "Malia": «Il mio jazz anema e core»

Massimo Ranieri
di Marco Molendini
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Domenica 25 Ottobre 2015, 03:47 - Ultimo aggiornamento: 31 Ottobre, 15:07

Canta Napoli e, stavolta, il gusto ha il sapore elegante del jazz. Non è la prima volta che succede (pensiamo ai preziosi duetti fra Gino Paoli e Danilo Rea) ma in questo caso la sorpresa è ancora maggiore, perché a cimentarsi su questo terreno è Massimo Ranieri, cantante melodico per eccellenza che ha chiamato attorno a sé alcuni grandi nomi come il principe dei trombettisti Enrico Rava e una pianista raffinata come Rita Marcotulli e il sax di Stefano Di Battista. Il risultato è un album, intitolato Malia, che scorre affidandosi soprattutto alla sicura prateria delle ballad. «Canto le canzoni che ascoltavo da ragazzino e che ho amato, sentendole dalla voce di Peppino di Capri» spiega Ranieri, decisamente lusingato dal risultato della sua nuova avventura.

Sono pezzi degli anni 50 e 60, non i grandi classici napoletani.

«Ma non sono assolutamente inferiori.

Sono delle perle, piccole e tenere. Mi ha divertito andare a riscoprire quella splendida canzone che è Doce doce di Fred Bongusto. O Accarezzame di Pino Calvi. No, non sono affatto terze scelte».

E perché quegli anni?

«Sono gli anni della mia giovinezza. L'epoca degli americani a Napoli con la portaerei Forrestal che solcava il golfo. E noi, ragazzini, che li scimmiottavamo, cercando di avvicinarci alla loro musica che aveva una grammatica fondamentalmente jazzistica».

Insomma, è un disco autobiografico.

«Ma l'idea me l'ha data Mauro Pagani, che è stato una sorta di deus ex machina di questa avventura. Quando me l'ha proposta, gli ho detto subito di sì raccomandando: buttiamoci come se l'avessimo sempre fatto. E da lì sono partiti tanti ricordi. Come mia madre che a casa cantava Anema e core. O quel giorno che incontrai Roberta Flack a New York e ci mettemmo a cantare insieme proprio Anema e core».

Ed è naturalmente finita nel disco. Un disco dove le ballad come “Nun è peccato”, “Luna caprese”, “Resta cu'mme”, la fanno da padrone.

«Si, anche questa è un'idea di Pagani, ha capito che non dovevo essere io a andare verso i musicisti che mi accompagnano, ma il contrario. E alla fine ha funzionato. Per me è stato un grande successo essere riuscito a stare con loro e averli accanto a me. Li guardavo estasiato come un bambino mentre parlavano di nona, di settima diminuita. Degli alieni».

Questa è la prima volta in cui ha a che fare con il jazz?

«Sì, questo è un mondo del tutto nuovo per me, anche se mi è capitato di comprare dei dischi di Miles Davis o John Coltrane, ma magari preferire cose meno complicate come l'orchestra di Count Basie. Confesso: non ci ho mai capito molto».

E di cantanti di jazz ce ne è qualcuno che le piace?

«Natalino Otto».

Farete anche dei concerti?

«Mi piacerebbe un minitour europeo e andare anche nei luoghi italiani del jazz. Qualcosa lo faremo ascoltare ovviamente nel mio show su Rai 1, Sogno o son desto numero 3, che andrà in onda a gennaio. I musicisti che hanno suonato con me nel disco saranno sicuramente ospiti».

E nel frattempo, da stakanovista, continua a fare serate in teatro. Ora con “Riccardo III”, poi magari con gli altri show.

«Sicuramente farò ancora serate con Sogno o son desto a teatro. Ma ci sono abituato. Ci sono stati anni in cui ho fatto anche 330 serate, fra concerti, teatro e partecipazioni varie, diciamo che ora viaggio sulle 250».

Ha già pensato a un capitolo due di Malia?

«Io sono pronto, e di canzoni carine da fare ce ne sono. Sicuramente ci sarà un bis. È stata una collaborazione troppo bella, un divertimento pazzesco».

Nell'album, Ranieri oltre che da Rava, da Di Battista e dalla Marcotulli è accompagnato da Riccardo Fioravanti al contrabbasso e da Stefano Bagnoli alla batteria.