Che musica ascolti? Se la domanda da primo appuntamento la fa Spotify

Che musica ascolti? Se la domanda da primo appuntamento la fa Spotify
di Stefania Piras
2 Minuti di Lettura
Venerdì 9 Gennaio 2015, 18:03 - Ultimo aggiornamento: 21:01
Che musica ascolti? La risposta (frequentissima) “Dipende dai periodi” se la gioca di solito con la classica “Un po’ di tutto”. E se la domanda ve la ponesse Spotify? Ecco, come fa Spotify a capire i miei gusti musicali? E’ una questione di algoritmo e pazienza. Ogni volta che si ascolta, o riascolta, un brano Spotify prende nota e cerca di ricordarselo per poter sottoporre al suo utente una musica ad hoc, su misura per lui. E’ l’ennesima faccia di un mondo virtuale personalizzato che creiamo a nostra immagine e somiglianza.



Un giornalista del Guardian ha cercato di capire che idea si è fatto Spotify della musica che ascolta. Come tutti i grandi marchi del web Spotify ha a che fare con dei big data. Big music data, in questo caso. Nel 2014 ha comprato The Echo Nest, un colosso di music technology con un database specializzato che offre servizi ai maggiori protagonisti dello streaming musicale, per fare ordine tra questa montagna di dati e, come un bravo deejay, buttare un occhio alla pista per vedere cosa va e come migliorare l’ascolto.



L’azienda ha accettato di compilare un profilo musicale del giornalista-ascoltatore e questo è il risultato: una mappa che contiene grandi insiemi di gusti musicali e di famiglie di sonorità riconducibili agli ascolti. Insiemi che non sono proprio generi ma il cui obiettivo è schematizzare il più possibile la musica, come indietronica, synthpop, future garage. Lady Gaga e Franz Ferdinand, ad esempio, compaiono in tutti e tre, secondo il report risultato al giornalista del Guardian.



Le antenne dei software si drizzano innanzitutto quando ci sono pezzi che ascoltiamo più volte. Poi, un’altra fonte importante per capire che musica ci piace è spulciare tra le caratteristiche degli artisti che ascoltiamo più spesso. Echo Nest cerca di capire se ascoltiamo più musica acustica o ballabile. Queste macroaree sono già organizzate e compaiono infatti nei profili degli artisti. Ecco perché ci sono consigli su cosa potrebbe piacerci se abbiamo ascoltato Madonna, ad esempio. Alcuni accostamenti sono bizzarri perché dipendono da quel che abbiamo ascoltato su Spotify che può non essere sempre il nostro cantautore preferito.



Un altro prezioso aiuto per capire i gusti sono i pollici, su o giù, che clicchiamo quando Spotify propone una canzone attivando l’opzione radio che mette in fila una serie di pezzi che potrebbero andare d’accordo con gli ascolti effettuati fino al quel momento.

Non solo. Il sistema che analizza gli ascolti si domanda anche se ascoltiamo Michael Bublé solo a Natale o tutto l’anno. Oppure se abbiamo salvato album delle ninne nanne perché in famiglia c’è un neonato che non vuole saperne di dormire.



E’ una profilazione fedele, alla fine? Non a 360 gradi perché non compaiono gli artisti che non sono su Spotify, e che magari sono i cantanti che ascoltiamo di più, in macchina, con i cd creati appositamente per l’ascolto in viaggio, con la vecchia autoradio.