Disco d'oro per i Maneskin: «Non ce lo aspettavamo ma vi convinceremo a prenderci sul serio»

Disco d'oro per i Maneskin: «Non ce lo aspettavamo ma vi convinceremo a prenderci sul serio»
di Simona Orlando
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Martedì 20 Novembre 2018, 10:33 - Ultimo aggiornamento: 12:44

Il ballo della vita è anche il bello della vita. I Maneskin non se l'aspettavano una risposta così calorosa al nuovo disco e al live. Poco più che diciottenni, meno strafottenti di quando erano ad X Factor e molto più concreti e maturi, i quattro gipsy chic Damiano (voce), Victoria (basso), Thomas (chitarra) e Ethan (batteria), hanno ottenuto la certificazione oro in una sola settimana. Il singolo Torna a casa è platino. Le date sono andate sold out con quattro mesi di anticipo e altre se ne sono aggiunte al calendario 2019 (30, 31 marzo, 6 aprile all'Atlantico di Roma, oltre al 14 e 15 dicembre).
Definite il vostro disco «inaspettato». Cosa vi ha sorpreso?
«È più bello delle nostre aspettative. Ci siamo chiusi a vivere in una casa fuori Milano, migliorando di giorno in giorno. Siamo stati liberi di comporre ed è uscita una sorta di playlist che va dal funky al rock. L'unico ospite è stato Vegas Jones. Ci piaceva riportare la trap a noi, un genere che non ci appartiene. Non abbiamo voluto che qualcuno scrivesse per noi. Siamo così giovani e produttivi che semmai potremmo scrivere per altri».
Nonostante il successo, vi ritenete sottovalutati?
«In genere, per chi esce da un talent, è più difficile ottenere la credibilità da parte di un certo pubblico, ma per noi è l'artista che fa il talent, non il contrario. E dal vivo il nostro pubblico sta cambiando, è più adulto. Comunque c'è più soddisfazione a fare ricredere chi non ci apprezza. Non abbiamo fretta»
Chi sono i vostri fan insospettabili?
«Abbiamo ricevuto complimenti da Celentano, Tiromancino, Caparezza, Salmo, Silvestri»
La band è un'idea di società?
«Sì una piccola comunità ideale, dove ognuno ascolta l'altro e sa fare un passo indietro. Mentalità diverse unite per lo stesso obiettivo. Anche i litigi che ci sono stati hanno dato buoni frutti. La stessa ballata Torna a casa è uscita dopo uno scontro»
Lei, Damiano nel documentario This Is Maneskin su TimVision ha detto che stava per interrompere il precedente tour.
«Non eravamo abituati a certi ritmi e pressioni. Ora ogni problema è risolvibile, il nostro legame è molto più forte e ci distribuiamo i pesi. Poi io soffro di eccessi emotivi, piango di felicità e tristezza. Sono un iperbolico».
Gli altri tre vanno a scuola da privatisti, lei invece ha mollato. Come si farà una cultura, anche solo per nutrire i testi?
«Viaggiamo e ci confrontiamo con tante persone, gli stimoli arrivano da lì. Non ho avuto un bel rapporto con la scuola perciò ho vissuto il successo con un senso di rivalsa. Di certo non lo consiglierei ad altri ragazzi. E un diploma prima o poi lo prenderò anche io».
Dovesse arrivare un elemento esterno a minacciare la vostra complicità? Ad esempio una fidanzata.
«Siamo come fratelli e abbiamo quattro personalità forti, non ci facciamo influenzare da eventuali esterni. Chiunque entri, dovrà essere il fidanzato di ognuno di noi»
Cinque date a Roma. Ha un valore diverso suonare nella propria città?
«Finalmente condivideremo tutto con amici e parenti, visto che non siamo mai a casa. Dai live scopriamo le diversità del pubblico, più empatico e festoso a sud, più attento all'ascolto al nord. Roma è calore. E noi siamo romani fino all'osso, gioiosi e leggeri».
Poi c'è il tour all'estero, davanti ad un pubblico non influenzato dalla tv.
«È stimolante, un ritorno alle origini, a quando suonavamo per strada e dovevamo fare presa sui passanti. Non avranno pregiudizi positivi o negativi, si lasceranno sorprendere».
Il prossimo passo?
«Stiamo studiando tanto, ognuno sul suo strumento, per crescere anche tecnicamente.

Puntiamo a dove l'occhio umano si interrompe. E nel viaggio, un passaggio a Sanremo non ci dispiacerebbe».

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