De André, è scontro sul Faber “romano”

De André, è scontro sul Faber “romano”
di Simona Orlando
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Mercoledì 3 Gennaio 2018, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 6 Gennaio, 11:46
L’accento non è un dettaglio, se parliamo del più grande cantautore italiano, che è innanzitutto genovese, inseparabile dal suo territorio, e dell’attore che lo interpreterà nel film Principe Libero, ovvero Luca Marinelli, romano e nell’immaginario collettivo legato alla cadenza della sua città dopo i ruoli in Non essere cattivo e Lo chiamavano Jeeg Robot. Appena uscito il trailer del biopic, in molti hanno notato che la sua pronuncia di certo non è genovese, e un errore simile metterebbe a rischio la credibilità dell’intero progetto. Sono bastate poche frasi per scatenare il dibattito su YouTube e il verdetto: manca quel dialetto che sa di iodio e pesto, dicono, sacrificato per uno che sa più di abbacchio. È come fare una farinata con i fagioli o far interpretare Rugantino a Gilberto Govi. Bisognava prendere un attore quantomeno ligure, o che si sforzasse di aderire al contesto come ha fatto Luca Zingaretti con il Commissario Montalbano. Non che dovesse diventare incomprensibile come in Creuza de mä o esasperato in stile Gabibbo, ma nemmeno rinunciare alla componente dialettale, parecchio marcata in Faber. 

Il genovese è impietoso, si riconosce alla prima vocale, e l’inflessione cantilenante della “cocina” è una privazione imperdonabile per molti. Marinelli però è bravo, e quando canta De André la distanza si accorcia notevolmente, come si capirà dal prossimo trailer in uscita. Ha lavorato al ruolo con dedizione, sapendo che chi tocca il traliccio di un mostro sacro rischia di fulminarsi, ma non è un buon motivo per mollare un film su cui si lavora da dieci anni, occasione per ripassare l’opera di un poeta e avvertire di nuovo quella sensazione rassicurante che la musica è arte, non inganno. È coprodotto da Rai Fiction e Bibi Film, scritto da Francesca Serafini e Giordano Meacci, diretto da Luca Facchini, con la partecipazione straordinaria di Ennio Fantastichini, e sarà nei cinema per due soli giorni, il 23 e 24 gennaio, distribuito da Nexo Digital, in onda a febbraio su Rai1. 
Nelle poche immagini in circolazione Marinelli fa più leva sulle espressioni dei suoi grandi occhi verdi che sulle battute, cerca la giusta intenzione, e in questo somiglia a De André, schivo, poche parole e sempre pesate. La trasformazione fisica regge, con l’onda dei capelli a sinistra, la sigaretta che si accorcia tra le nocche, la chitarra sempre stretta al petto. Si seguirà la sua avventura umana e artistica dall’infanzia alla maturità, il rapporto con la famiglia, le scantonate fra i carruggi insieme a Paolo Villaggio e Luigi Tenco, le prime esibizioni dal vivo, accompagnate da quel suo senso di inadeguatezza, l’incontro con Dori Ghezzi, il rapimento in Sardegna. Insomma la sua traiettoria, in direzione ostinata e contraria. 

IL TITOLO
Il titolo del biopic si ispira alla citazione del pirata Samuel Bellamy scritta nelle note di copertina del disco Le nuvole: «Io sono un principe libero e ho altrettanta autorità di fare guerra al mondo intero quanto colui che ha cento navi in mare» e l’uscita si incastra fra due anniversari, quello della scomparsa, 11 gennaio 1999, e quello della nascita, 18 febbraio 1940. Riduttivo chiamarlo cantautore. Fu eccellente voce narrante, musicista, ricercatore, «il più grande poeta che abbiamo avuto», secondo Fernanda Pivano. Era nato fra i vincenti e cresciuto fra i vinti, colto ma ispirato dal popolo. Difficile restituire quella personalità complessa, strattonata da demoni e illuminata di verità. Così difficile che Cristiano De André ha criticato l’operazione fiction, al contrario di Dori Ghezzi alla quale la sceneggiatura è piaciuta. La squadra che ci ha lavorato non è di sprovveduti e l’attore romano ha già dato prova di saper stare davanti al microfono (Lo Zingaro riusciva bene a fare sua Un’emozione da poco scritta da Ivano Fossati, altro genovese, e portata al successo da Anna Oxa). Bisognerà vedere per capire se questa di Marinelli è una storia vera.
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