La storia segreta dei prigionieri italiani in Russia, un libro con le carte inedite

La copertina del libro di Matteo De Santis Fantasmi dalla Russia
di Andrea Bassi
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Martedì 7 Marzo 2023, 13:05

A quasi 80 anni dalla fine della seconda guerra mondiale, c’è un mistero che ancora aleggia sulla sorte dei quasi novantamila dispersi del contingente italiano che operò in Russia nel 1941-43. Di una parte di questi il destino fu tristemente noto, segnato dalla prigionia e dalle terribili condizioni in cui si trovarono a vivere. Fame, freddo, epidemie e debilitazione, causarono, infatti, un numero elevatissimo di morti durante la prigionia. Decine di migliaia di loro non fecero ritorno in patria e non se ne seppe più nulla. Un angolo di storia dimenticato di cui si occupa con particolari inediti e un’analisi puntuale dal ritmo incalzante e con i tratti da giallo, Matteo De Santis con “Fantasmi dalla Russia – Il mistero dei dispersi italiani” edito dalle Edizioni Chillemi di Bruno Chillemi per la collana Memore.

Il testo, con prefazione della Storica Anna Maria Isastia – presidente onorario della Società italiana di storia militare e già docente di Storia contemporanea all’Università La Sapienza di Roma – è frutto dell’attenta indagine di documenti inediti custoditi nell’archivio storico della Croce Rossa Italiana, che per più di trent’anni, dal 1960 al 1993, si occupò delle ricerche dei soldati italiani in coordinamento con la controparte Sovietica. Nel 1946 la gran parte della massa dei prigionieri italiani venne rimpatriata, ma in Russia restarono alcuni detenuti che vennero trattenuti dalle autorità sovietiche perché ritenuti, ingiustamente, criminali di guerra e, dopo processi farsa, vennero condannati a pene detentive dai quindici ai venticinque anni.

Le loro condizioni rimasero terribili. Vennero spostati continuamente in campi diversi su tutto il territorio russo, costretti a lunghissimi interrogatori, torturati psicologicamente ed a volte anche fisicamente e furono liberati solo nel 1954 dopo cioè dodici anni di prigionia.

Ma se di questi rimase traccia, se abbiamo certezza sulla loro sorte seppur tragica, della gran parte dei prigionieri italiani, come anticipato, non se ne seppe più nulla. Scomparvero nelle immense distese russe, considerati come presunti morti, fantasmi di quella che era stata l’improvvida invasione dell’URSS. Il libro, grazie allo studio di documenti mai analizzati prima da storici e rimasti per anni nei faldoni polverosi di un archivio, prova a rispondere al mistero che aleggiò per decenni sull’esistenza di sopravvissuti italiani in Russia. Racconta le incongruenze dei carteggi di quegli anni tra le autorità russe e quelle italiane, la ritrosia di Mosca a collaborare in un clima difficile quale poteva essere quello della Guerra Fredda e i numerosi incontri tra i vertici dei due paesi che animarono legittime aspettative nelle migliaia di famiglie che erano rimaste all’oscuro circa la sorte dei propri cari.

 L’ipotesi che qualche nostro disperso potesse essere rimasto in Russia, che prima era stata considerata con dubbio, con questo lavoro, alla luce della documentazione esclusiva analizzata, diviene invece dolorosamente reale. Molte le testimonianze di reduci che confermano la presenza di nostri connazionali per tutti gli anni 60 e 70, così come sono altrettanti gli informatori e le inchieste giornaliste dell’epoca che avvallarono la tragica possibilità. Anni di ricerche, prima del Governo Italiano e poi della Croce Rossa spese a seguire le tracce con la ragionevole sicurezza che nelle vastissime lande russe qualche italiano fosse rimasto. Ne esce un lavoro che rilegge in maniera drastica un periodo trascurato della storia del nostro paese, connotando la terribile questione della prigionia di un senso di tragico di abbandono e di cancellazione della memoria e facendo finalmente luce su un dramma che colpì decine di migliaia di famiglie italiane

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