Fabio De Luigi: «Per sentirsi più liberi basta ignorare i social, li prendiamo troppo sul serio»

Dal 1° gennaio nelle sale italiane arriva Tre di troppo, la commedia diretta da Fabio De Luigi, anche interprete in tandem con Virginia Raffaele (i due sembrano nati per far ridere in coppia)

Fabio De Luigi: «Per sentirsi più liberi basta ignorare i social, li prendiamo troppo sul serio»
di Gloria Satta
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Venerdì 16 Dicembre 2022, 07:16 - Ultimo aggiornamento: 17 Dicembre, 14:28

Che succede se un marito e una moglie senza figli per scelta, liberi di divertirsi e pronti a farsi beffe degli amici inchiodati ai doveri genitoriali, un bel giorno a causa di un sortilegio si ritrovano in casa tre marmocchi che li chiamano mamma e papà? Questa bizzarra «famiglia all'improvviso» è la protagonista di Tre di troppo, la commedia diretta da Fabio De Luigi, anche interprete in tandem con Virginia Raffaele (i due sembrano nati per far ridere in coppia), in sala il 1° gennaio con Warner Bros.

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Fabio De Luigi, dal 1° gennaio la commedia con Virginia Raffaele

Tra gag e momenti toccanti, colpi di scena e sequenze cult, come la partita di calcio montessoriana in cui ciascun ragazzino gioca nel ruolo «che si sente», il film esprime una garbata satira della società «bambinocentrica» con i suoi eccessi e le sue stucchevolezze fino all'epilogo non scontato.

De Luigi, 55 anni, due figli di 15 e 11, una carriera di comico sempre all'insegna dell'eleganza, ha dedicato questa sua terza regia ai genitori.


Com'è nata l'idea del film?
«Quando mi è stata proposta dai co-sceneggiatori Michele Abatantuono e Lara Prando, l'ho sentita anche mia. I protagonisti della storia, prima contrari a riprodursi poi genitori di tre bambini, illustrano le due opzioni possibili oggi: fare figli oppure no. Ma il film non si schiera da una parte o dall'altra, racconta semmai il presente».
E lei ha sempre voluto diventare genitore?
«Come tutti, ho conosciuto i due lati della medaglia. Da giovane non pensavo proprio a mettere su famiglia, chi non ha paura di mettere al mondo dei figli, poi sono diventato papà. Ma sono contrario ad ogni retorica sulla natalità, agli stereotipi, ai giudizi sommari su chi la pensa diversamente da te».

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Che tipo di padre è?
«Credo buono, penso di sapermi muovere. Malgrado il lavoro cerco di essere molto presente. Ma i figli, come gli smartphone, richiedono un aggiornamento continuo. Cambiano ogni sei mesi e per capirli sei costretto a resettarti».


E la commedia è cambiata, secondo lei, nelle ultime stagioni?
«Sicuramente la pandemia ha rivoluzionato le abitudini, creando molte difficoltà alla sala a favore dello streaming. E noi del settore ci chiediamo con ansia cosa funzioni al cinema... Il clamoroso successo di La stranezza dimostra ad esempio che un autore come Roberto Andò abbinato a due comici come Ficarra e Picone può attirare il pubblico. Spero ora che Tre di troppo, lanciato come una commedia per famiglie, porti in sala ogni tipo di spettatore».


I comici nati sul web rappresentano una rivoluzione o sono un fenomeno effimero?
«Se il talento esiste, la rete è soltanto una strada per sfogarlo, ti offre l'opportunità di avere quella visibilità che una volta dovevi cercarti faticosamente. Esibirsi sul web non cambia le capacità. Emerge chi le possiede».


Anche lei, un po' come tutti i comici a cominciare da Christian De Sica, si considera imbavagliato dal pensiero politicamente corretto?
«No, io non sento questo tipo di pressione. Non è vero che oggi non si possa dire nulla... stiamo dando un potere esagerato ai social e prendiamo troppo sul serio le tempeste che quotidianamente si scatenato sulla rete per ogni tipo di motivo, sia serio sia futile. Ieri si diceva che la tv è scritta sull'acqua, oggi penso che i social siano scritti sull'aria. Non lasciano tracce. Smettiamola di sopravvalutarli, hanno un valore inferiore al rumore che fanno».


Lei continua a tenersene alla larga?
«Non sono iscritto a Facebook né a Instagram. Ma non è per snobismo. Sono su Twitter che mi basta e avanza per avere una finestra sul mondo, leggere, scoprire, capire meglio le cose».


Tornando al suo film, perché ha scelto come protagonista femminile Virginia Raffaele?
«Perché è un'attrice strepitosa, ha tempi comici impeccabili. L'ho scoperta quando ha interpretato dei piccoli ruoli nei miei film precedenti. Mi meraviglio che non le avessero ancora chiesto di fare la protagonista».
Dopo tanto cinema, tv, teatro di cosa è più orgoglioso?
«Di essere ancora qua dopo tanti anni. E di poter fare ancora il mio lavoro avendo delle bellissime opportunità. Come Tre di troppo».

 

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