Scuola, la fuga dal Lazio: mancano 600 docenti. «Allarme cattedre vuote»

I trasferimenti dei prof in mobilità: in 1.200 lasciano la regione, nuovi arrivi insufficienti

Scuola, la fuga dal Lazio: mancano 600 docenti. «Allarme cattedre vuote»
di Camilla Mozzetti
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Sabato 27 Maggio 2023, 23:47

Per tanti che vanno, in pochi restano e la “coperta” diventa sempre più corta. Via dal Lazio e dalle cattedre delle scuole per far ritorno a casa, dopo anni di precariato, forti di quella titolarità che permette loro di scegliere. E fra restare e andare, non c’è tempo né volontà di porsi il dilemma.

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E questo è: lo scenario in vista di settembre già segnato oggi con le scuole ancora aperte e un nuovo anno che si prospetta, nella migliore delle tradizioni, è complicato.

Perché nel report sulla mobilità dei docenti di ruolo fra una Regione e l’altra dello Stivale dei 4.607 insegnanti titolari, 1.219 hanno scelto un altro territorio. «In sostanza, non confermano il loro incarico e vanno altrove», sintetizza Mario Rusconi, a capo dell’AssoPresidi di Roma. Che sia per motivi personali o per la qualità di vita, per ricongiungimenti familiari: tutto lecito senz’altro ma a pagare il conto saranno ancora gli studenti che dovranno sperare in supplenti pronti ad accettare gli incarichi. In un contesto particolarmente disagiato perché pure fra le figure di ruolo «mancano docenti di materie scientifiche - prosegue Rusconi - come Matematica, Fisica, Chimica. Un vero problema se teniamo conto del fatto che lo scorso anno molti istituti hanno dovuto far ricorso a laureandi». Una mannaia soprattutto nelle scuole superiori come i licei scientifici. Sembra un paradosso ma laddove le materie di indirizzo dovrebbero essere “blindate” sono, nella realtà, quelle più povere. 


GLI SPOSTAMENTI
Entrando nel merito dei trasferimenti dei quasi 5 mila titolari hanno confermato l’incarico nel Lazio in 3.388. «Quasi 800 invece tornano in Campania», fa di conto ancora Rusconi. Si tratta del movimento più cospicuo: 739 docenti, a cui seguono i 161 di ritorno in Sicilia, i 75 in Calabria, i 51 in Abruzzo. In totale dunque 1.219 che lasciano il Lazio senza che da altre Regioni ne arrivino altrettanti per far in modo che il saldo finale non diventi negativo. Dalla Lombardia ne arriveranno 154 - sempre per le stesse motivazioni che hanno spinto i colleghi a lasciare il nostro territorio - altri 79 giungeranno dalla Toscana, 56 dall’Emilia-Romagna, 42 dal Veneto. 


SOLUZIONE TAMPONE
«Ma questo non permetterà di avere tutte le cattedre coperte - analizza il numero uno dei presidi romani - il ministro dell’Istruzione ha garantito che all’inizio del nuovo anno non mancheranno i docenti e noi ci fidiamo ma si dovrà inevitabilmente ricorrere ai supplenti con diverse incognite che non sono scontate e che, tra l’altro, non si possono prevedere». Nello specifico, come avviene di consueto, ogni anno al suono della prima campanella molte materie sono “scoperte” e lo restano per settimane se non addirittura per mesi. «L’anno scorso le immissioni in ruolo sono arrivate a gennaio - ricorda ancora Rusconi - è chiaro che questo crea un disagio, poi c’è anche da dire che un insegnante non sempre accetta l’incarico di supplenza per il quale il preside non può prevederne la durata. Potrebbe essere per poche settimane o per mesi, nel dubbio molti rifiutano». Il nodo finale riguarda le “risorse” ma anche le retribuzioni. «Se un laureato in Fisica o in Matematica che ha già sostenuto il concorso non viene chiamato e nel mentre, trova un’occupazione in un’azienda ad esempio - conclude il capo dei presidi romano - anche laddove venisse chiamato difficilmente accetterebbe l’incarico». E la scuola va avanti così.
 

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