Istituti tecnici, diploma in quattro anni e accesso alle "Academy": il piano di Valditara per spingere l'occupazione

Le scuole potranno chiamare in cattedra professionisti esterni

Istituti tecnici, diploma in quattro anni e accesso alle "Academy": il piano di Valditara per spingere l'occupazione
di Lorena Loiacono
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Domenica 3 Settembre 2023, 22:39 - Ultimo aggiornamento: 4 Settembre, 00:07

Rilanciare la formazione tecnico-professionale e stringere il legame tra scuola e mondo del lavoro: con questi obiettivi nasce la riforma dell’istruzione dei tecnici a cui sta lavorando, dall’inizio del suo mandato, il ministro all’istruzione e al merito Giuseppe Valditara. La riforma, prevista dal Pnrr tra i principali temi legati all’istruzione, arriverà tra due settimane in Consiglio dei ministri con un disegno di legge dopo aver incontrato le Regioni e le parti sociali. Si partirà in via sperimentale e quindi i primi corsi, che dovrebbero coinvolgere il 30% degli istituti tecnici e professionali sul territorio nazionale, potrebbero partire già tra 12 mesi, vale a dire per l’anno scolastico 2024-2025. 

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IL PERCORSO
L’impianto formativo, offerto agli studenti che inizieranno il primo anno della scuola superiore in un istituto tecnico o professionale nel 2024, verrebbe a cambiare sia per la durata sia per l’introduzione di nuove figure in cattedra.

Per quel che riguarda la durata, il ministro Valditara propone un percorso ridotto a 4 anni a cui sarà possibile, ma non obbligatorio, legare l’ingresso subito dopo nelle Its Academy, gli Istituti tecnici superiori di eccellenza. Gli Its hanno una durata di due anni, si frequentano dopo il diploma e garantiscono un tasso di occupabilità superiore all’80%, proprio grazie al contatto diretto con le aziende del territorio in cui operano. In questo modo si potrebbero sincronizzare le innovazioni in tutto il settore dell’istruzione tecnica e lo studente, in sei anni, potrebbe raggiunge un diploma di scuola superiore e uno ad alta specializzazione, visto che l’Its rientra nella formazione di terzo livello, per poi ritrovarsi con buona probabilità inserito ben presto nel mondo del lavoro. 

Per quel che riguarda le attività in classe, non ci saranno docenti in più ma delle figure esterne: le scuole infatti, almeno per il periodo di sperimentazione, manterranno lo stesso organico ma potranno coinvolgere nelle lezioni e nei laboratori degli esperti esterni provenienti da attività produttive. Se mancano figure professionali specifiche all’interno dell’istituto, infatti, sarà possibile chiedere l’intervento di specialisti e professionisti che provengono da aziende ed enti locali. L’obiettivo è formare gli studenti portandoli ad una specializzazione professionale specifica, visto che il mondo del lavoro fatica a trovare figure formate in diversi settori, come ad esempio nel Made in Italy e nell’informatica. In questo modo si sostiene sia il percorso lavorativo dei giovani sia l’attività delle aziende nel cercare personale da assumere con competenze specifiche.

SCUOLA-LAVORO
Gli istituti potranno inoltre aumentare le ore di Pcto, i percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento vale a dire l’ex alternanza scuola-lavoro, e di apprendistato formativo. Sarà possibile incrementare anche i viaggi all’estero e gli scambi culturali per entrare in contatto con realtà professionali straniere. Nelle intenzioni del ministero c’è anche la volontà di valorizzare i percorsi tecnici e professionali visto che, soprattutto questi ultimi, non godono delle preferenze di famiglie e studenti. Gli istituti tecnici ad oggi raccolgono le preferenze del 30% degli alunni contro il 57% che preferisce invece un liceo: un ragazzo di terza media su tre, infatti, sceglie un percorso tecnico, che dopo il diploma consente allo studente di cercare un lavoro o di proseguire gli studi in ambito universitario. Ben più bassa la quota di preferenze per gli istituti professionali, in netto calo: quest’anno infatti ha scelto un percorso professionalizzate solo il 12,1% dei ragazzi, contro il 12,7% di un anno fa. Gli iscritti sono sempre meno, anche se le richieste dal mondo del lavoro sono altissime tanto che si cerca personale adeguatamente formato senza trovarlo. 

Su questi temi è tornato ieri il ministro Valditara che, partecipando al Forum Ambrosetti di Cernobbio, è intervenuto sui finanziamenti alla scuola: «Tutte le ricerche, compresi i report dell’Unione europea, ci dicono che la scuola è fondamento dello sviluppo sociale ed economico. Per questo ritengo che gli investimenti in istruzione, come quelli nell’innovazione e nelle infrastrutture, debbano essere svincolati dal patto di stabilità». 
 

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