Bullismo, ragazzina si sveglia tutti i giorni con la febbre alta: presa in giro per le sue forme, soffre di «fobia scolastica»

Il caso a Venezia: insulti e molestie, la 13enne da 2 anni non riesce ad andare a scuola

Bullismo, ragazzina si sveglia tutti i giorni con la febbre alta: presa in giro per le sue forme, soffre di «fobia scolastica»
di Davide Tamiello
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Martedì 20 Giugno 2023, 11:28 - Ultimo aggiornamento: 11:42

VENEZIA Non riesce ad andare a scuola da due anni perché, ogni mattina, si sveglia con la febbre alta. Un male rimasto misterioso fino alla diagnosi di una neuropsichiatra dell'ospedale di Padova: Marta (il nome è ovviamente di fantasia), tredicenne del Veneziano, soffre di «fobia scolastica». Una patologia che può essere considerata una variante dell'ansia sociale che riguarda tra l'1% e il 5% dei ragazzi, soprattutto nelle tre fasi di passaggio: l'entrata alle elementari (5-6 anni), il passaggio alle scuole medie (10-11 anni) e il primo anno delle superiori (13-14 anni). Una paura patologica e ingestibile che sarebbe stata generata, nel caso della ragazzina, da degli episodi di bullismo.

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LA GENESI Per capire la storia di Marta bisogna fare un salto indietro di almeno un paio d'anni, quando frequentava la prima media.

Il suo fisico, alto e formoso, più maturo rispetto a quello delle ragazze della sua età, non è stato d'aiuto: invece di essere un motivo d'orgoglio è stata la sua croce. Prima gli scherzi e le battute, poi gli insulti e le molestie. Ha incassato in silenzio per mesi, finché non ce l'ha fatta più e ha chiesto aiuto. Morale: per uscire da quell'inferno ha dovuto cambiare scuola, città e amici. Problema risolto? Purtroppo no. Nonostante l'ambiente diverso, decisamente meno ostile, Marta ha iniziato a svegliarsi ogni mattina con una febbre da cavallo: 40, a volte addirittura 41 gradi. Una febbre da lunedì a venerdì, che passa nel weekend e si ripresenta puntuale all'inizio delle lezioni della settimana successiva. La diagnosi è stata presentata all'azienda sanitaria di riferimento: «Marta - spiega la madre - ha una patologia certificata e dovrebbe avere diritto a un educatore, che la accompagni a scuola e la segua durante le lezioni, e un insegnante di sostegno». «Il Servizio infanzia adolescenza - spiegano dall'Ulss 3 Serenissima - e famiglia si è offerto subito di valutare la minore e ha pianificato per lei un percorso di cura, a cui la famiglia finora non ha aderito. Ha comunque accolto l'indicazione scritta del neuropsichiatra: l'azienda sanitaria ha prodotto così un certificato che attesta una disabilità, così come diagnosticato dallo specialista esterno, e che è funzionale all'attivazione, che compete al Ministero dell'istruzione, di un insegnante di sostegno che possa affiancare la minore nel corso delle lezioni scolastiche a venire. Come detto alla famiglia, il Servizio dell'Ulss 3 si mette a disposizione della presa in carico e della cura della minore per aggiungere, dopo scrupolosa valutazione del caso, ogni altra idonea misura di supporto quotidiano prevista dalle normative e attivabile con le risorse a disposizione».

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«POCA ASSISTENZA» La madre di Marta, però, non è soddisfatta. La ragazzina, infatti, ha ottenuto per l'anno prossimo un insegnante di sostegno ma per quattro ore a settimana. «È troppo poco, lei ha bisogno di un'assistenza continua - aggiunge - ora ha gli esami di terza media, sto pagando io una psicologa privata che la accompagni a scuola e resti con lei. Comune e Ulss dicono di non avere questa figura a disposizione». La fobia scolare, in Italia, ha avuto negli ultimi mesi una impennata di casi, come ha spiegato Mara Bruno, responsabile dell'Area evolutiva dell'Itci (Istituto di terapia cognitivo interpersonale) di Roma, in una recente intervista all'agenzia Sir: «Assistiamo ad un aumento esponenziale di diagnosi di fobia scolare», ha spiegato, «per la quale gli adolescenti mettono inconsapevolmente in campo una vera e propria rinuncia sociale». L'Ulss 3 veneziana negli ultimi sei mesi ha valutato circa 500 situazioni di minori che richiedono affiancamento di insegnante di sostegno a scuola. Negli ultimi due anni i casi di "ritiro scolastico", ragazzi cioè che non vanno più a scuola, sono aumentati del 20 per cento. Secondo il polo adolescenti dell'azienda sanitaria, di questo venti per cento in più il 40 per cento dice di avere difficoltà di relazionarsi con pari e adulti e il 20 per cento ha problemi di ansia.

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