Rugby, Mondiale da dimenticare per l'Italia: i 3 errori alla base del fallimento e perché ne sono stati commessi 4. Promemoria per Quesada da oggi nuovo ct

Lunedì 30 Ottobre 2023, 20:22 - Ultimo aggiornamento: 4 Gennaio, 19:21

4) Il caso Parisse

In questo Mondiale c'era tuttavia un grande risultato che la Fir poteva ottenere di sicuro. Un successo facile, certo, gratuito, garantito, affascinante e di rilevanza internazionale. Al posto dello “zero” scritto nel bilancio della Coppa in Francia (“zero” a essere generosi perché quelle due batoste di danni di immagine e al morale ne hanno causati parecchi), gli azzurri potevano fare la Storia se avessero avuto con loro Sergio Parisse, l'ex capitano 40enne che sarebbe diventato il primo e per sempre unico giocatore al mondo a disputare sei Coppe. Altamente improbabile che ci riuscirà qualcun altro con i ritmi impetuosi di questo rugby professionistico.

Ebbene la presenza di Parisse, che si era detto disponibile, avrebbe illuminato la spedizione italiana, avrebbe richiamato l'attenzione ammirata della stampa di tutto il mondo, avrebbe dato in campo, sia pure a minutaggio ridotto, quell'esperienza latitante nel gruppo (solo un azzurro aveva già disputato due mondiali). Parisse - l'ha detto di recente alla Rosea anche sir John Kirwan, All Black campione del mondo nel 1987 e ct dell'Italia che buttò il 18enne Sergio nella mischia e proprio contro la Nuova Zelanda - avrebbe meritato la convocazione dal punto di vista tecnico.

E l'avrebbe meritata dal punto di vista morale. Invece a un asso mondiale come lui è stato negato dal ct Crowley un ultimo passaggio in azzurro e proprio in Francia dov'è una star grazie a grandi imprese con lo Stade Francais e il Tolone. Il ct per motivi tecnici suoi non l'ha voluto e la Fir, pur elargendo attestati di stima per l'ex capitano azzurro, non ha ritenuto opportuno esercitare una moral suasion su Crowley. Nessuna pressione su un ct saldo in sella, forte della sua autorevolezza? No, nessuna pressione su un ct che nello stesso periodo era stato sfiduciato. Difficile da comprendere, ma è andata così.

Con Parisse in campo forse avremmo battuto meglio Namibia e Uruguay e forse ne avremmo preso meno da Nuova Zelanda e Francia. Forse si può scrivere anche mille volte, comunque di certo peggio non poteva andare. E, conoscendolo, non crediamo che Sergio abbia pensato anche solo per un istante, alla luce del fallimento dell'Italia ai Mondiali: “Alla fine meno male che non mi hanno portato”.

Forse il suo amico Quesada potrebbe riavvicinarlo all'Italia chiamandolo, magari fra una stagione, nello staff dei tecnici dell'Italia.

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