Rugby, Mondiale da dimenticare per l'Italia: i 3 errori alla base del fallimento e perché ne sono stati commessi 4. Promemoria per Quesada da oggi nuovo ct

Lunedì 30 Ottobre 2023, 20:22 - Ultimo aggiornamento: 4 Gennaio, 19:21

1) Il modo con cui si è negato il rinnovo del contratto a Crowley

Tante squadre cambieranno il ct dopo il mondiale: lo si sapeva ed è già accaduto parecchie volte. Ma nessuna federazione aveva mai sfiduciato pubblicamente il ct come ha fatto la Fir tre mesi prima della coppa evidenziando il clima da “separati in casa” che durava da tempo. Crowley è stato presentato dal presidente Innocenti nel luglio 2021 dopo aver incassato qualche “no” soprattutto in Francia. Il contratto valeva fino al giugno 2024. Ora, su queste pagine, Crowley, 62 anni, neozelandese campione del mondo nel 1987, ex Parma come giocatore ed ex Canada e Treviso come allenatore, è stato accolto due anni fa con il titolo “L'All Black che perde”, valutazione (contestabile) della sua carriera sino a quel giorno. Poi però non sono mancate le lodi quando ha dato una nuova identità al gioco dell'Italia che con lui ha vinto 10 partite su 27 (ottima media) con i picchi dei successi con Galles (dopo 7 anni di ko nel Sei Nazioni) e Australia (prima volta). Una sola vera debacle ingiustificabile, quella con la Georgia. Crowley ha preso in mano un gruppo giovanissimo e l'ha svezzato, logico che chiedesse di portare questi ragazzi, che avevano piena fiducia il lui, fino al mondiale 2027 per raccogliere insieme i frutti del lavoro.

Poi però, dopo poco più di due anni, Innocenti ci ha ripensato e l'ha ritenuto non adatto a proseguire. Legittimo. Ed è certo solo una coincidenza il fatto che Crowley alla stampa britannica avesse nel frattempo espresso dubbi sullo smantellamento (ok, viene chiamata “riorganizzazione”) da parte dell'attuale Fir del sistema delle accademie che stava finalmente sfornando anno dopo anno una nazionale Under 20 di grande sostanza capace di arrivare anche terza nel Sei Nazioni. Crowley, a ogni modo, chiede il rinnovo e la Fir glielo nega. E lui si trova un lavoro in Giappone, come rivela in primavera il mensile AllRugby.

La Fir non può più nascondersi e se ne esce il 15 giugno con una nota surreale: il bilancio del lavoro di Crowley “è molto positivo”, ma niente rinnovo. Evidentemente non c'è fiducia in lui per proseguire fino al 2027. “Ma il nostro lavoro insieme – si legge nella ahinoi non profetica nota federale - non è ancora finito, ci resta una esaltante avventura da vivere in Francia e sono certo che Kieran e la sua squadra lasceranno la loro indelebile impronta nella storia del rugby italiano”.

A questo paradosso, il ct sfiduciato risponde così nella stessa surreale nota: “Mi sarebbe piaciuto essere coinvolto con la Nazionale italiana anche per il prossimo ciclo della World Cup e sono dispiaciuto della scelta della Fir di non estendere il mio contratto”.

Provate a trovare qualcosa di simile e altrettanto masochista nella comunicazione delle altre federazioni che con ben altro stile stanno per cambiare ct. Che “presa” poteva avere un tecnico sui giocatori dopo che la federazione non l'aveva pubblicamente ritenuto adatto? Di sicuro Crowley non meritava di uscire di scena in questo modo.

Un suo difetto indifendibile: la lingua italiana, dopo una decina d'anni di frequentazioni, avrebbe dovuto impararla.

Un altro difetto (dipende delle opinioni): poteva pensare a un piano di gioco più difensivo che avrebbe permesso di incassare qualche punto in meno con All Blacks e Francia, per di più in diretta su Rai2 in prima serata? Forse, ma la dirigenza Fir che pressione poteva mettere su un allenatore sfiduciato e con la valigia in mano?

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