Poesia e saggistica
Autore di una vasta produzione, tradotta in italiano da Einaudi, Auster si è dedicato anche alla poesia, alla saggistica e alle sceneggiature cinematografiche, dirigendo anche alcuni film. Aveva esordito con le raccolte poetiche «Unhearth» (1974) e «Wall Writing» (1976), seguite da una pièce teatrale («Laurel and Hardy go to heaven», 1977) e «White spaces» (1980), primo testo in prosa che prelude a «L'invenzione della solitudine» (1982), originale intreccio di saggio, fiction e autobiografia incentrata sul suo rapporto con il padre, deceduto poco tempo prima. Auster ha raggiunto il successo nel 1987 con la «Trilogia di New York» composta da «Città di vetro» (1985), «Fantasmi» (1986) e «La stanza chiusa» (1987): sorta di parodia postmoderna del romanzo poliziesco, i tre romanzi scardinano le convenzioni del genere, mescolando echi della grande tradizione americana (N. Hawthorne, H. D. Thoreau, E. A. Poe, H. Melville) a suggestioni del nouveau roman, per costruire un universo, sia narrativo sia urbano, dominato dal caso.