A Jenin, nell'area del campo profughi in Cisgiordania (popolato da 18mila persone), è in corso la più grande operazione di terra dell'esercito israeliano da vent'anni. È cominciato tra domenica notte e lunedì e la zona è stata dichiarata "Zona militare israeliana chiusa". Sono impiegati droni armati che hanno colpito dall’alto diversi edifici residenziali, missili, bulldozer, blindati e truppe di terra. Ci sono almeno 11 morti e 100 feriti. Lo Stato ebraico è convinto che il campo di Jenin sia diventato una centrale e rifugio di terroristi.
Lo ha definito un «nido di vespe». Secondo lo Shin Bet, i servizi segreti interni, nell'ultimo anno e mezzo da qui sono partiti almeno 50 dei 200 attacchi. Qui ci sono stati già diversi raid israeliani nell'ultimo anno. Jenin è diventata la roccaforte di una nuova generazione di militanti palestinesi, profondamente frustrati dall'invecchiamento della leadership dell'Autorità Palestinese e dalle restrizioni dell'occupazione israeliana.
Martedì, invece, c'è stato un attentato a Tel Aviv. Un palestinese ha guidato il suo camioncino contro i passanti. Ha ferito otto persone, una di loro è una donna incinta che è gravissima.
Hamas, che controlla la striscia di Gaza, ha definito questo attacco una «vendetta eroica» per quello che sta avvenendo a Jenin.
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